Fatacarabina

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lunedì 25 febbraio 2013

Votare è sperare

Ieri mattina, domenica, giorno di riposo, giorno di elezioni.
Mi sono svegliata con una carica che mi diceva "vai, muoviti, vai a votare e esprimi quello che senti, dillo cosa senti".
Era un pezzo che non andavo a votare con tanta soddisfazione. Al seggio ho trovato i vicini di casa, anche loro mi hanno detto che sentivano una emozione dentro, e la stessa cosa mi han detto alcuni amici, incrociati per caso, all'ingresso della scuola. Abitiamo vicini ma non lo sapevamo, scambio di sorrisi, complimenti inattesi a me, io ho sorriso. Sono andata avanti tutto il giorno  a sorridere. Anche se poi in una discussione sul voto ai grillini mi sono arrivate addosso le parole di Gaber, durissime verso il mio lavoro, e un pochetto mi sono risentita. Perché è facile darci addosso a noi, è facilissimo, ed è pure facilissimo disquisire di come fare o non fare il mio lavoro senza mai porsi il problema di averlo mai provato, ma questo è un altro discorso e quindi tralascio perché è inutile mi sa spiegare meccanismi di quel tipo. Sono andata da mia madre, che non sta bene, e seppure lei ha dolori ovunque anche lei è andata a votare col sorriso.
Insomma ieri si è sorriso tanto a casa mia, anche il cane sorrideva più del solito.
Le preoccupazioni di domani e dei prossimi anni non sono mica svanite, la crisi mica scompare, i soldi mica si raddoppiano ma votare è sempre un bel momento, ci si sente liberi di dire come la si pensa.
Ci si sente liberi di sperare che, dai, sarà diverso.



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