Fatacarabina

Fatacarabina

martedì 31 luglio 2012

Ce la si può fare (piccole donne crescono)

L'ho rivista dopo mesi e mi è esploso dentro l'orgoglio.
Quindici anni di bellezza, di capelli lunghi e setosi, con un sorriso che non passa inosservato, le gambe lunghe e sode negli shorts di jeans, la fierezza di essere bella.
Non è sempre stata così.
Non me la scorderò mai quella sera, di alcuni anni fa, quando piangemmo assieme sulle scale durante un matrimonio tutto balli e alcol.
Lei teneva il muso, dissentiva su tutto, suo padre mi raccontava che parlarle era diventato impossibile.
Mi abbracciò, io non le chiesi come va, ci sedemmo, la guardai.
Le parlai direttamente guardandola negli occhi.
"Sei una potenza della natura, piccola. Sei bella e non hai nulla di sbagliato".
Lei mi saltò addosso come faceva da piccola e si mise a piangere. Piansi con lei, minuti che a me paiono essere durati ore.
"Davvero non ho nulla di sbagliato?", mi chiese.
"No, sei perfetta. Non devi cercare di essere uguale alle altre, devi pensare di essere uguale a quello che tu vuoi essere".
"E allora perché papà e mamma si sono lasciati?".
"Perché l'amore finisce, a volte, se non è alimentato o se uno dei due scopre che ha bisogno di altro, che   quel bisogno gli toglie il fiato. Tu non c'entri. Loro ti amano, sempre. Da liberi te ne vorranno anche di più, di bene. Vedrai".
"Zia perché non ti sei sposata, tu?"
"Perché ho avuto amori che volevano andare e non restare. Ma era sempre amore".
"Anche tu ti sentivi sbagliata, vero?"
"Tutti i giorni".

Rivederla quindicenne piena di speranze, voglia di vivere e sperimentare, mi ha riempito il cuore d'orgoglio. Vedere una piccola sbagliata vivere con la coscienza di essere una potenza della natura, è una visione meravigliosa.

lunedì 30 luglio 2012

Ho freddo

La trasparenza a volte porta a sentire freddo, in piena estate, in mezzo a questo vento che mi gira intorno e io non ballo.
Stavolta.
Ho freddo, ho le ossa, i muscoli e il cuore, freddi.
Stavolta non ballo.

domenica 29 luglio 2012

Le cose da non chiedere

Ci sono cose che è meglio non chiedere, mai.
Se arrivano, sarà tutto grasso che cola, se il bisogno è in questo modo esaudito.
Se non arrivano non cambia niente.
Chiedere, credo, sia azione alla lunga stupidina come il dire "Mi hai deluso", che è un concetto che bisogna impararlo bene, e di cui mi pare qua ho già parlato, e quindi sorvolo, per stavolta.

Chiedere è come consegnare agli altri il fondamento del nostro benessere personale.
Quindi bisogna smetterla di dire che si vuole amore, che si vuole sesso, che si vogliono le coccole.
Bisogna darseli.
Punto.

sabato 28 luglio 2012

Come stai?

(Sì è quella domanda che non si dovrebbe fare mai)

Tregua olimpica

Questo mondo si poggia su troppe ingiustizie, è sacrosanta verità.
Guerre, soprusi, barbarie economica, povertà, corruzione, deforestazione, sfruttamento intensivo del territorio, distruzione del paesaggio, ignoranza, cancellazione del ricordo.
E' tutto vero.
Adesso c'è la tregua olimpica, termine che mi fa amaramente sorridere, purtroppo, perché allora se basta quello a fermare  i massacri, come in Siria, dichiariamo l'eternità della tregua olimpica e fermiamo la mattanza...
(silenzio)

Insomma, ora che pare che finché si fa sport non ci si fa male, mi permetto di ricordare altre due ingiustizie.
La scienza che le pensa tutte non ci ha ancora fornito di due decisivi mezzi per migliorare le nostre vite: il teletrasporto e la telepatia.
Spostarsi in un secondo dove si desidera essere.
Parlare con chi vogliamo sentire con il solo uso della mente.
Eliminare le distanze in un battere di ciglio.
Bello, no?

Poi sorrido, che mi immagino il casino che verrebbe fuori tra chi vuole parlare e chi no, e si ritrova con la testa che gli rimbomba di toc toc,  e poi il caos di chi vuole partire e parte e, arrivato, non trova niente.
Ma almeno, uno ci prova, no?

venerdì 27 luglio 2012

la voce del lenzuolo

Stanotte ho sognato il lenzuolo della mia infanzia, quello sotto cui andavo a nascondermi per leggere e pensare e inventarmi storie, quando ero bambina, e non volevo sentire le discussioni, di là.
Mi nascondevo sotto la stoffa del lenzuolo e mi pareva, lì sotto, che non sentivo più niente e potevo essere quello che volevo. Una fata, una principessa,  una dei tre moschettieri, l'amica di Moby dick, la balena; la damina delle commedie di Goldoni, la sperimentatrice dei primi timidi ormoni.
Era come una tenda, quel lenzuolo; era un rifugio. Silenzioso.
Tranne quando mi mettevo, io, a cantare.
Nel sogno di stanotte c'era una voce, però, che mi parlava piano piano e mi diceva di stare tranquilla.
E poi mi ha cantato una canzone.

giovedì 26 luglio 2012

Qualcosa di bello

C'è un giochino che faccio spesso, con una mia amica speciale, e mi spiace che sta lontano, che la abbraccio poco. Ed è quello per cui, quando siamo un pochino giù o tristi, o abbiamo l'affanno delle cose che non capiamo o ci sentiamo un pochino partite, e capita sì, eccome, ci mandiamo un messaggino con scritto: "Mi dici qualcosa di bello?".
E la conversazione parte da lì, dalla risposta che una delle due dà all'altra, che di solito è un "ti voglio tanto bene". Ed è molto, moltissimo, bello.

Ps: e voi lo sapete dire qualcosa di bello?  

mercoledì 25 luglio 2012

Piccole cose senza alcuna importanza

E allora diciamocelo: i blog  personali, come questo, sono spazi  in cui ognuno ci mette un pochino quello che gli pare, dai pensieri agli sfoghi, alle impressioni, alle analisi.
Sono un diario, di quelli che facevamo al liceo, pieni zeppi di parole, poesie, prime tracce ormonali, i primi patimenti. Di quelli che poi mamma e papà andavano a sbirciare di nascosto per capire come vivevamo la nostra adolescenza.

Poi siamo diventati grandi e i patimenti mica sono finiti e abbiamo scoperto i blog, che ci scrivi dentro, magari resti anonimo pure, e nell'anonimato fai un pochino quello che ti pare. A sbirciare ci vengono sconosciuti, per lo più.

Quella dell'anonimato è tecnica nota al mio dna veneziano, perché in tempi di Serenissima, si sentivano liberi, uomini e donne, proprio così, nel volto nascosto dietro ad una maschera.

Col blog puoi anche non averla la maschera.
Ma ti serve la libertà...
Aspetta, ripeti. Libertà, che parola grande, che riempie la bocca. Prova a sillabarla...Non senti come ti riempie tutto anche solo a pronunciarla?
Libertà, sì.

Di dire quello che vuoi, senza mai porti manco per un secondo il quesito se quello che dici cambierà la tua vita, ti farà arricchire o cambierà la vita degli altri.
Il punto, non è sentirsi qualcuno, ma esserlo.
Ecco,  chi ha un blog, alla fine, è solo un qualcuno che si esprime, che fa sentire la sua voce, e magari in ufficio nessuno saprebbe manco riconoscerlo dalla sola intonazione della voce.
E' tutto qui, non diamogli pesi maggiori al dovuto.
Non siamo star, se non sotto il nostro portatile riflettore personale.
Tiriamo un bel sospiro di sollievo? Sì, dai.

Se hai culo attraverso i blog ti fai amici, e io me ne sono fatti, amici in carne ed ossa, belli, bellissimi, normali. Come? Sì, normali. Sono belli proprio per quello.
Penso che ancora qualcuno me ne farò, di amico nuovo.

Quello che volevo dire, alla fine di questa tiritera, è che il blog non ci regala la notorietà, ci rende a volte esibizionisti, a volte sperimentatori.
Meglio la seconda della prima, a mio avviso, e infatti io alle storie ci tengo e non dico gli sbattimenti che sono solo miei, ma anche io sono, nel mio piccolo, una esibizionista, lo ammetto, quando butto qua i miei pensieri, i patimenti, i sorrisi e i mugugni.
Non è cosa di cui vergognarsi.
A volte è difficile farsi capire da chi legge ma siccome oramai non commenta quasi più nessuno, il problema alla fine ritorna alle proporzioni normali.
Non credete?
E allora, tanto vale viverla sereni.

Ci sono blog che mi vado a leggere come fossero un antidoto alla mediocrità quotidiana, uno su tutti, Guido Catalano ( non servono link al più bravo poeta in circolazione, se non lo conoscete comunque lo trovate nelle animelle di questo blog).
Ci sono blogger che leggo perché sono amici e mi pare, leggendoli, di abbattere le distanze ed essere seduta accanto a loro, in cucina, a bere il caffé.
Ci sono persone che scrivono e non conosco affatto e mi piace come pensano, e morta lì.
Ci sono persone che leggo e non vorrei mai incontrare manco morta.
Ci sono persone che oggi sono necessarie alla mia vita.
Ci sono persone che lo sono state e che oggi sanno rimettere, con poche parole, in moto il mio cervello quando si paralizza.
Semplice, no?

martedì 24 luglio 2012

Granito


Non ho idee rocciose, perché credo che le esperienze, la conoscenza, lo sperimentare, ci portino a cambiare le idee e le opinioni. Cambiare idea non è un male, un segno di debolezza.

Ho però sentimenti granitici, quello è sicuro. Io se sento il bene scorrermi dentro e lo posso esprimere, non cambio idea. Se gli eventi volgono verso acque minacciose,  posso tenermi le mie idee per me, posso decidere di lasciarle svanire nella loro spinta creativa fino a dissolversi in un nulla.
Adesso io ho solo voglia di essere risoluta come il granito, nel difenderli.

lunedì 23 luglio 2012

Buoni propositi

Sparire.
Non essere.
Non parlare.
Fermare il battito.
Schiaffeggiarsi la faccia.
Chiedere al vento di spazzarmi via.
In fretta.
Senza rumore.


domenica 22 luglio 2012

Le mani, oh Yeah

Ieri sera raccontavo a cena che oramai le cose sono cambiate. Il pane? Me lo faccio io, senza macchinetta, ci mancherebbe. Il pesto? Uso il mio basilico, olio buono, pinoli, pecorino o grana a seconda di chi deve mangiarlo. Controllo ogni mattina lo stato della
Pianta di basilico ma ancora di più mi occupo della crescita delle mie piante di peperoncino, che sono piene di frutti che da verdi ora attendo diventino rossi.
Ma chi te lo fa fare? Mi chiede un amico.
Con un euro dai Bangla ti vengono due etti di peperoncini freschi, mi dice, e per il pesto vai al banco frigo del supermercato, per non parlar del pane...che poi te sale non ne metti.
Io mi sono messa a ridere e gli ho risposto, che il bello e' proprio che con le mie mani faccio, da me, le piante crescono e fanno frutti e io ho partecipato, nel pane c'è un pochino della mia fatica?
Quale?
Strappare del tempo al solito tran tran , cambiargli ritmo, dargli il passo che voglio e il sapore che voglio io.
Vuoi mettere?

sabato 21 luglio 2012

L'esercizio della bellezza

La bellezza ci salverà e ci renderà migliori solo se sapremo sempre stupirci di averla davanti.
Vivere costantemente nel bello può diventare una trappola.
Per questo, io credo mi piace vivere dove sto.
Io non vivo nella Venezia da favola, città stupenda e unica, città museo. Io vivo al di là del ponte, nella città che è la stessa ma diversa, che per troppi anni ha convissuto con il brutto.
E' come vivere in una città che è, in un corpo solo, bella  e bestia.
Vedere il bello al di là del ponte pare quasi ovvio, il cervello lo alleno cercando tracce di bello al di qua.
Difficile, ma non impossibile.
Mi sta prendendo la passione del paesaggio, ultimamente. Forse tornerà utile.

Ma l'esercizio è fondamentale.
Perché altrimenti si rischia quel problemino, segnalato da Tiziano Scarpa, di cui ho appena finito di rileggere  "Venezia è un pesce".

"I poveri occhi veneziani assorbono la radioattività estetica, altrimenti detta pulchroattività. Il radium pulchritudinis li fiacca, smorza ogni slancio vitale, li intorpidisce, li deprime".

Ha ragione, a vivere costantemente nel bello poi non ti accorgi più che ce l'hai davanti e cadi vittima della radioattività estetica, che  è un pochino dire che ogni cosa attorno a te ti pare illuminata ma se te ne accorgi costantemente va bene; se ti dimentichi dell'illuminazione, allora, iniziano i problemi di slancio.
Io che vivo al di là del ponte forse riesco a salvarmi dall'intorpidimento quotidiano, perché non ho il bello fronte occhi ogni secondo, ma questo non mi esonera affatto dal cercare quotidianamente tracce di bello per tentare di essere migliore.

venerdì 20 luglio 2012

Incubi

Sto sognando molto in questo periodo e uno dei più brutti, un incubo proprio, e' quello in cui vivevo tra gente che non faceva niente ma passava il tempo a scrivere che faceva cose sui social network.
Andavo in pizzeria ed erano tutti col cellulare e l'ipad tra le mani.
Andavo da un amico per confidarmi e quello mi diceva che era impegnato a consolare via chat uno sconosciuto.
Proponevo ad una amica un gelato e lei mi mandava la foto di un cono pistacchio e stracciatella via facebook. Che poi a me la stracciatella manco piace.
Invitavo fuori un ragazzo che mi piaceva e quello andava a cambiare il suo status su facebook da single a relazione complicata e poi faceva la diretta su ff delle cose che ci dicevamo e non mi guardava mai.
Guardava il tastierino e postava foto di Tette e culi che non mi assomigliavano per niente.
Pensavo ad un amore, di quelli veri e grandi, e attorno a me si materializzavano due puntini e asterischi.
Pensavo al sesso e lasciam perdere, manco continuo.
E mi e' venuta al risveglio una tristezza che non vi dico.
Perché mi sono resa conti che ero perfettamente sveglia.

giovedì 19 luglio 2012

Autodifese

Adoro il mio cervello che di fronte a quesiti complessi, e a domande che restano senza risposta, reagisce regredendo ad uno stato bambino, in cui pensare diventa azione del giocare.

martedì 17 luglio 2012

E se

Uno pensa di meritarsi il meglio, le cose più belle, l'amore. Vive convinto di meritarselo ma chi decide che e' così, che deve andare come vuole lui?
Chi decide se sei meritevole? D'amore, di libertà , di stima.
E se invece di meritevole risulta spregevole?
E se colui che deve decidere si dimentica che quell'uno esiste?
E se oltre a dimenticarlo magari gli ricorda pure qualcuno di antipatico?
E se a decidere non fosse nessuno ma vivessimo dentro una grande ruota dentro pallini che poi il caso fa rotolare a terra e aprire, per vedere chi vince ?
E se ci fosse qualcuno che bara, invece?
E se,invece, fosse tutto ad cazzum?
E se...

domenica 15 luglio 2012

La disinvoltura è tutto

Le cose capitano, noi possiamo solo tentare di schivarci se sono brutte. Se invece sono cose belle, c'è poco da fare, ci piglia l'entusiasmo. A me con l'entusiasmo è arrivata anche la coda, lunga, come quella della tigre che è qua che se la dorme di gusto.
Spunta quando vuole, mica a comando, che sarebbe bello  farci anche un pochino gli sboroni, "aspetta che ti faccio vedere che bella coda che ho", no, non funziona così.
Lei, la coda, appare quando ho il picco di entusiasmo alto e io evidentemente non mi vedo ma lei sì, e succede un qualcosa che mi alza di botto il picco dell'entusiasmo e io saltello e sorrido, e stai sicura che dopo lei è lì, dietro di me, che fa i ghirigori nell'aria e mi solletica la schiena muovendosi su e giù.
Ieri sera ho cercato di tenere alto il picco il più possibile e cantare Mina, avvolta  in una coda di tigre, beh, è veramente figo.
Poi c'è quel piccolo particolare che gli altri ti guardano strano, "ma, come? Ti è spuntata la coda? E scodinzoli pure?".
Ma si risolve puntanto tutto sulla disivoltura.

giovedì 12 luglio 2012

Ridi col fegato

Ieri sera mi sono imbattuta in questo film, "Mangia, prega, ama" , che avevo una serata di quelle nere, e stavo bene solo con me, tra un ghiacciolo all'anice e mille pensieri, il libro di Scarpa da rileggere, e un pochino di tv, solo film però.
E  anche se la storia, diciamocelo, è da fortunati perché già sei Julia Roberts, ecco, e poi hai la possibilità di andartene via per un anno, 365 giorni, senza lavorare, e provare a fare esperienze diverse, per curarti il cuore maciullato, e  poi trovi l'amore in uno come Javier Bardem, ecco, insomma, nonostante sia una storia da fortunati colossali, io dentro sto film ci ho trovato delle frasi che mi hanno solleticato l'animo nero.
Più della meditazione indiana, che ammetto non fa per me, è stato quando il medico balinese e sdentato, per prima cosa si è preoccupato di spiegare alla protagonista che non basta "ridere con la faccia, bisogna ridere anche con il fegato" e sta cosa mi ha fatto fare mille pensieri e poi quando lui, sempre lo sdentato sorridente, ha detto chiaramente a  lei, la Julia, che voleva tornare al suo mondo, che l'anno era passato, e aveva paura di scombinare il suo equilibrio di vita con uno come Bardem, insomma, il vecchio le ha detto alla Roberts, che " a volte perdere l'equilibrio per  l'amore è parte di vivere una vita equilibrata".
Io ho fortemente annuito, il vecchio sdentato ha proprio ragione.
Come si abbinino le due cose, ridere col fegato e perdere l'equilibrio per sentirsi più equilibrati, è un esercizio da sperimentare, mi sono detta, perdendo il passo pensando al bello.
E poi, colpa della spm, mi ha preso un pianto di quelli che non facevo da mesi.
Mi sono guardata allo specchio, dopo, con la faccia sudata e bagnata, ed ero proprio un rottame (cit.) che perde il passo, e sono esplosa a ridere così forte, che secondo me, un pochino anche il colon ha riso, di me, e con me.



mercoledì 11 luglio 2012

Scassa

Ma io lo so, da sola, che sono una scassa maroni, che quando mi prendono i cinque minuti sono un tornado in azione. E' che penso che basti poco in realtà per fare e farsi contenti, ci vuole pazienza ma anche attenzione, ci vuole una parolina bella perché sentita come necessaria, e una piccola sorpresa, anche insolente, che spiazza e riempie di gioia. Sull'insolente son brava.
E so anche che e' facilissimo invece farsi prendere dall'abitudine, dal sottinteso, dallo stress da lavoro, dallo scontato che...
Le uniche cose scontate sono quelle che ci annoiano, lo sappiamo tutti.
E io con me non mi sono mai annoiata.
Pero' io scasso, eccome se scasso.
E chi ha a che fare con me lo Sa.
I moderni santi.

martedì 10 luglio 2012

E' tutto vero

E' vero, come lo sono le cose vere.
Che quando non hai quello che desideri un pochino per volta muori.


lunedì 9 luglio 2012

Ahi ahi ahi

Mi telefona una amica.
E io me lo aspettavo il discorsetto.
"Ti devo presentare degli amici di S. , sono single, hanno bei lavori. Vestiti bene, al resto ci penso io che è tempo che non stai più da sola", mi dice.
La risposta è uscita da sola, fluidissima.

"Sono zitella, ma non è una malattia terminale".



sabato 7 luglio 2012

Casa mia

Una delle tante cose di cui vado orgogliosa, della vita che sto conducendo, è casa mia. Non parlo di muri, di mobili, di suppellettili costose.
Parlo del piacere di ospitare, aprire la porta agli amici e farli accomodare.
Vedere che, se hanno voglia, possono togliersi le scarpe e lo fanno. Vedere che sanno dove sono i bicchieri e se li prendono.
Vederli che apprezzano se tento di riprodurre per loro un effetto vento lisbonese, per rendere più piacevole la permanenza in queste notti afose.
I miei amici, frequentando casa mia, ora sanno dove andare a prendere la pizza più buona del Nordest e la granita alla mandorla da sballo o sanno arrivare a forte Marghera.
Che io ho una casa che ha vicino posti buoni, dove si mangia bene. E c'ho pure la tabaccheria con il distributore automatico che ti butta fuori non solo le sigarette ma anche l'anello vibrante, per dire.
Insomma, casa mia, per piccina che lei sia, è proprio un piccolo regno dell'ospitalità.

venerdì 6 luglio 2012

Diciamocelo

Dai, Diciamocelo! A viver di mondi possibili finisce che si pensa di avere infinite possibilità e che i desideri si realizzano. Prima o poi.
Che quello che vuoi hai, ma non senza fatica, certo.
Ma alimentandosi di infinite varianti e possibilità , una via la si trova.
O no?
Costa fatica, ma si arriva. Dove? Dove si vuole stare, dove si ha bisogno di stare.
Vero?

mercoledì 4 luglio 2012

Lo Shampoo


Ha ragione lui, solo che io di voglie ne ho, ma se non c'è via di scampo bisogna farsi per forza uno shampoo.
Sciacquar via il fastidio di sentirsi delle particelle, nel giorno in cui tutti parlano della particella di Dio e te visto che non ci credi, che ti cambia?

Scende l'acqua, scroscia, l'acqua fredda, calda, giusta!


lunedì 2 luglio 2012

Vergognarsi un po'

Sono così bella, in questo periodo, che vivo tutto come se avessi i pori scoperti, capaci di vita propria,  e sento tutto amplificato e  incontrollabile, e straparlo e strasospiro e strasorrido, e vedo le cose sotto nuove angolazioni, che quando me ne accorgo che sto così, a volte mi vergogno.
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