Fatacarabina

Fatacarabina

sabato 31 marzo 2012

No, non te lo dico come si sta quando tutto pare dissolversi nelle nebbie, tutto pare perso.
Non te lo dico perché secondo me, a modo tuo, lo sai.
Ci sei passato, ci si passa  sempre.
Ti dico invece come ci si sente sfiorando una faccia che ti era estranea fin ad un secondo prima
 e all'improvviso ti appare tutto illuminato, tutto ha un colore definito, ti pare di essere blu come un Avatar e ti senti blu come un Avatar, tendente ottanio che è meglio, e insomma ti senti contento.
Ti dici casso ecco uno che sente quello che sento io, ti dici casso ecco uno che vede quello che vedo io, ti dici casso... casso che meraviglia.
Non esser soli a veder tutto questo ottanio.
E sei felice come felice forse sei stata solo quando sei nata e infatti quando nasci e esci dalla vagina di mamma, unta e brutta, la prima cosa che hai visto è la luce, che è accecante, che è folgorante, e sai solo chiudere gli occhi perché ti pare troppo, ed è anche come quando hai fatto l'amore per la prima volta bene, senza paura, e senza patemi, ma dici mi lascio andare e casso diventi così liquida che solo la marmellata è una valida alternativa, e insomma così si sta quando va.

venerdì 30 marzo 2012

Sta cosa della luminescenza

Che poi ci pensavo oggi a sta storia della luminescenza che come tutti i fenomeni naturali ha cause ed effetti. Gli effetti sono quelli descritti, pudicamente, nel post precedente e se volete ve lo andate a leggere.
Le cause hanno invece motivazioni personali ed esterne.
E' che ho guardato, mi è piaciuto, sono rimasta accecata.
Vedo 30 dappertutto.
Ogni tanto c'ho la tigre che soffia là nell'angolo.
Rimedio facendo l'otto come i gatti.

Miao

Risposte pudiche

Ieri sera mentre entravo al forte ho incrociato un tipo che conosco da anni. E quello guardandomi da lontano ha urlato: "Hei tu ma ogni volta che ti vedo sei più bella, più radiosa. Ma che ti succede? Splendi". E siccome io ho la pudicizia e non me la sento di sbandierare le cose mie a un semplice conoscente, seppur gentile, gli ho risposto di rimando: "Mi faccio io il pane, con la pasta madre".
E' andato via, con il dubbio di non aver capito bene.

giovedì 29 marzo 2012

Teppe crescono

Teppa si nasce, l'ho già detto, poi c'è la tecnica che tutto affina certo, ma l'indole deve esser quella (se serve il ripassino, vai a cercare qui "Oui, je suis teppa" che non c'ho voglia di faticare a mettere i link). Mi ricordo una serata in pizzeria, annorum fa,  era questo periodo qua, anzi forse era tarda primavera, comunque con la compagnia di amici si mangiava la pizza in un bel giardino, e io ridendo e scherzando dissi che secondo me la tecnica dell'occhiata aveva il suo perché e lo spiegai agli altri. Con la pratica perché sennò non si capisce.
C'era un signore, a me pareva così, grande, io ero ventenne, quattro tavoli più in là. Simpatico, aveva il cranio simpatico, mi dissi, e aveva gli occhiali e un sacco di riccioli che andavano ognuno per conto suo e io mi misi a fissarlo, proprio. Cioè mangiavo, parlavo, ma fissavo lui, per gioco.
E lui dopo trenta minuti di occhiate furtive e occhi che andavano di qua e di là che si vedeva che ci aveva un sacco di imbarazzo addosso, ricambiò lo sguardo con una faccia da punto interrogativo, pure i riccioli facevano domande.
Dopo una bella ora era ancora là a chiedersi perché lo fissavo e si metteva a posto il colletto della camicia, si sistemava i ricci ma quelli si vedeva che facevano sempre punti interrogativi.
Dopo un'ora e quindici minuti si alzò per andare al bagno, passò volutamente  vicino al nostro tavolo e mi disse ciao con una anda da ammansito che ha fatto scoppiare la risata tra tutti i miei commensali. Io lo guardai e gli dissi : "ciao". E gli sorrisi.
E basta.
L'ho rifatto l'altro giorno da sola, senza pubblico. Un'ora e venti.







mercoledì 28 marzo 2012

Piccolo elogio della debolezza

Essere deboli, che brutta cosa. E' una condizione non socialmente accettabile la debolezza, me ne accorgo. Lo percepisco che se ti mostri debole vieni guardato o con una punta di compassione, o di sorpresa ("ma come, proprio tu? Non l'avrei mai detto") o cala il silenzio ( " Sarà depresso meglio tacere").
Sono andata a guardarmi il vocabolario dell'Accademia della Crusca che la debolezza la indica come una condizione di malessere. E' lo è in un certo senso. Ci sentiamo deboli quando le cose non vanno come vorremmo noi e allora insorgono i sensi di colpa, che possono essere atavici, ovvero te li porti dietro da quando sei bambino e magari ti hanno fatto sentire sempre inadeguato rispetto alle aspettative poste nei tuoi confronti o avevi competizioni che non vincevi mai o sono momenti di passaggio, in cui tutto osservi e se riesci tutto ribalti, seduto per terra con la tua vita come se giocassi con i mattoncini del Lego e poi ti rialzi.
Perché la debolezza  è un malessere ma non è una malattia cronica,  poi passa, ti fa rialzare e via andare.
Se non ti sei mai sentito debole probabilmente non capirai cosa sto dicendo, se lo sei stato e non lo dici a nessuno perché ti vergogni, non so, ne riparliamo se ti va.

Dicevo che leggevo il vocabolario e dopo una sequela di frasi che indicavano il malessere, alla fine l'ultima, dice questo:
 Debolezza si usa anche per Imprudenza. Lat. animi levitas. Gr. ἀφροσύνη.
Debolezza si usa anche per imprudenza...
Cavolo è verissimo. Debole è anche chi cede al proprio istinto. 
Debole è chi esce dallo schema sociale del vincente a tutti i costi e accontenta il proprio bisogno...

E' come l'impiegato con la cravatta, che ad un certo punto devia dalla strada per l'ufficio e va al mare. Arriva alla spiaggia, toglie le scarpe e i calzini, arrotola i pantaloni. Apre il colletto della camicia e con un gesto energico sfila la cravatta e va a bagnarsi i piedi nell'acqua salata.
Ecco in quel gesto energico c'è un sacco di debolezza e un sacco di imprudenza.
E senza quei gesti la nostra vita sarebbe solo una catena di montaggio, programmata fin dall'inizio a marciare sui binari prestabiliti.
E invece non è mai così, non va mai così.
E allora che non sia il caso di accettarci anche deboli e attendere che il malessere passi per ritrovarci con una pelle nuova? 


martedì 27 marzo 2012

Piccolo mondo antico

E' da domenica scorsa che sulla scrivania ho questa pagina di libro, l'ho trovata per strada mentre camminavo per andare al lavoro.
Ho visto il foglio per terra, ho pensato, guarda strappan via le pagine dei libri.
Mi sono chinata e l'ho raccolta.
 E' ingiallita, è di un libro vecchio, ho letto le prime righe
e ho ritrovato il sapore della prosa di Guareschi e delle avventure di don Camillo e Peppone.
La paginetta, fronte retro, racconta di Peppone alle prese con Barchini che non gli corregge gli errori del discorso e don Camillo lo aiuta a sistemare la grammatica del discorso e alla fine il foglio corretto ritorna pieno di cancellature e segnacci.
E per ringraziare il prete, Peppone gli dice che gli manderà delle uova.
E poi don Camillo davanti al Cristo si prende la sua "carne" (come si dice dalle parti mie) perché era andato lui a scrivere in giro per il paese "Peppone asino!".
Le loro storie le ho lette tanti anni fa...
Ho deciso che quella paginetta, persa da chissà chi, forse da qualche immigrato che sta imparando l'italiano, o da qualche signora anziana che passeggia di solito davanti a dove lavoro,  io me la tengo sulla scrivania così quando voglio mi tornano in mente le facce belle di Cervi e Fernandel e del loro piccolo mondo antico.

Caso-lin

Parlavo con un amico l'altro giorno e gli dicevo "guarda, se compro casa sarà un casolare".
Lui mi ha guardato fisso e ha detto "meglio se ti compri un casolin".
Mica male come idea però...


(per i non capenti, casolin in veneto è il negozietto degli alimentari rionale).

domenica 25 marzo 2012

Costrizione

Con tutto questo non dire, non fare, non mostrare, non chiedere, mi sa che il mio lato femmineo si sta rincoglionendo.
Una pentola a pressione non sapevo potesse essere sexy e invece mi sa di sì.

venerdì 23 marzo 2012

Quei sogni premonitori

Ammetto non mi è capitato spessissimo, non di sognare, che quello mi capita spesso, ma di fare sogni premonitori. Un pochino tendo a non crederci, anche. Ma da oggi non più.
Quei sogni lì ti lasciano sempre, poi,  quel sapore di segnale ricevuto.
Sono un utile preavviso, un messaggio che ti evita conseguenze spiacevoli.
E così stanotte mentre sognavo che ero in bagno impegnata in una seduta lunga e laboriosa  e pure faticosa, mi sono di botto svegliata e sono dovuta correre al bagno, per davvero,  io che ho l'intestino che di solito è più pigro di me e devo costringerlo a muoversi, per fare la cacca.
Erano le 3.13 precise.
Se non mi svegliavo si scatenava l'inferno.

domenica 18 marzo 2012

Memorandum

A tener stretti i segreti si fa bene perché, a volte, sono la sola cosa affascinante che abbiamo.

sabato 17 marzo 2012

Altrove


La foto è quello che è, vecchia, sfocata, ma è un gran bel ricordo, di un momento felice, con le margherite in bocca e sui capelli, su un prato di San Luca. L'ha scattata una persona che oggi è altrove, ma è come se fosse sempre qui. O meglio, assieme siamo rimasti lì, secondo me :)

giovedì 15 marzo 2012

شُكْراً :: sħukrân = Grazie

Una domenica nel Vicentino ad imparare a cucinare il cous cous e la tajine da una splendida e sorridente signora marocchina, Mina, la mamma di Zai, una amica.
Mina ci ha aperto la porta di casa, ci ha sorriso e ha fatto quello che sogna da una vita di far diventare un lavoro, cucinare. Insegnandoci l'arte delle spezie.

Abbiamo iniziato con la menta dentro il tè verde, abbiamo proseguito con lo zafferano, il pepe, il coriandolo, poi il limone al sale, una vera sorpresa sensoriale, tra patate, peperoni, zucca, zucchine, pesce spada e quattro chili di carne di manzo, con gli odori trasportati dal vapore e tanti sorrisi e domande. E poi il pane, che per lievitare, finisce sotto le coperte di lana, proprio come i bambini.
Una giornata diversa, trascorsa ad ascoltare, guardare, assaggiare e, si spera, ad imparare.
L'arte delle mani che hanno imparato gesti a volte forti e a volte dolci, da bambini.
L'arte delle spezie e dei tempi.
E poi l'arte dell'ospitalità e del dialogo.

E grazie, shukran, l'abbiamo ripetuto tante volte.


Siamo tornati a casa contenti e speziati.

lunedì 12 marzo 2012

Sale e limone

Che sapore ha il desiderio? Io ho scoperto un gusto nuovo ieri, in una casa che non è la mia, davanti ad una donna che non sono io. Racconterò bene questa esperienza, ma ieri mi sono portava via da quella casa un gusto nuovo. Quello di un limone, tagliato in quattro, intriso di sale, e tenuto bagnato in un pochino d'acqua per un mese. E poi cucinato.
E' un limone, c'è del sale dentro. Mentalmente il cervello ti rimanda ad un sapore che si conosce, ti manca solo la tequila, e ti viene del tutto normale pensare che quel gusto lo conosci già.
Poi lo metti in bocca, il limone cucinato per un'ora, dentro una pentola di terracotta, con del pesce, delle verdure, tanto coriandolo, e scopri un sapore tutto nuovo.
Che non ti aspetti, che ti solletica il palato, che ti fa partire per un viaggio.
Il desiderio non ha mai un gusto uguale all'altro, ogni storia non è mai la ripetizione di un'altra. Ci sono le spezie per stupirci: i sapori delle vite, dei luoghi, e cambia tutto.

sabato 10 marzo 2012

Anniversari

Nel marzo 2009 ho preso e spostato tutti i miei racconti qui, nelle storiedimitia. Uno spazio che è stato un regalo di un amico, che è uno a cui non piace se lo dico apertamente che il regalo me lo ha fatto lui, ma io sono una esagerata e ogni volta che lo penso vedo l'Aconcagua (se non sapete dov'è ve lo spiego a parte) e insomma quello spazio quest'anno fa tre anni di vita, tre anni di storie e persone che secondo me ci sono davvero, da qualche parte.
E poi è arrivato un libro, che io ci penso con affetto, anche se mi accorgo dei difetti suoi come mi accorgo dei miei.
E insomma, tanti auguri al mio blog :)

giovedì 8 marzo 2012

Cucù

Allora c'è che sono passata di qua e mi  è venuta la nostalgia, e allora sono entrata e dato aria alle stanze, ho aperto le finestre, ho sollevato le lenzuola impolverate e mi sono seduta per terra.
Che la terra è un posto strano.
Ci si fa l'amore e odora di piante; ci si fa anche la guerra, troppo,  e odora di sangue. Ci si cammina sopra e ci si sente diversi, ci si passa sopra pensierosi e non si sente niente.
Ci si rotola piangendo e versando lacrime calde e poi là, spunta un filo d'erba.
Non hai idea di quanta erba c'è qua dentro.
Ciao
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