Fatacarabina

Fatacarabina

mercoledì 29 giugno 2011

Bonificatio

"La vera felicità è la pace con se stessi. E, per averla, non bisogna tradire la propria natura".

Gironzolavo nel web e ho trovato questa frase di Mario Monicelli e secondo me c'ha ragione da vendere. Perché se uno non è felice con il proprio essere, qui e ora, in questo universo, non credo possa mai apprezzare a fondo quello che gli altri fanno o pensano di fare per lui.
Ho conosciuto persone, donne e uomini, che invece hanno sempre quel modo di fare, quella faccia un pochino così, dell'insoddisfatto cronico che è poi una faccia che quando io la vedo, penso, porcapuzzola questo ha problemi di stitichezza. Però ecco c'è sempre un margine di miglioramento. Io, per esempio, da quando ho scoperto la bonifica intestinale mi sento una persona migliore.

martedì 28 giugno 2011

Ho un fratello

Dicono di me che sono una roccia, poi se mi conoscono vedono che sotto c'è la meringa con la panna.
Se non mi conoscono, continuano a pensare che sono una roccia.
Per qualcuno sono stata uno scoglio, comodo, su cui appoggiarsi per prendere il sole o evitare di annegare.
Io mi sono sempre vista invece come una spiaggia, larga, con il vento che gioca con le onde e la sabbia vellutata dove è piacevole giocare e correre ma anche semplicemente stare distesi a sentire. In silenzio.

Non sono una roccia, ma ho imparato che qualche mia paura, in passato, era stupida. Su una invece non sono riuscita a far alcun tipo di intervento curativo. La paura di dire quello che provo e di non essere sentita.
Sono decisamente la sorella grande di Doro. Quando ne ho scritto, non me ne ero mica resa tanto conto.
Adesso lo so. Io e lui abbiamo la stessa paura.
Di vivere in un mondo che non reagisce, che non risponde, che non dice. Un mondo in cui al no e al sì, si preferisce un silenzio che non è di liberazione ma che serve solo a far finta che non ci siamo.


lunedì 27 giugno 2011

Un antidoto?

Non esiste salvaguardia contro il senso naturale dell'attrazione.
Algernon Charles Swinburne

Segnalazioni


Sull'Unità di oggi e in tutte le librerie c'è l'ultima fatica del mio amico Lele Rozza
E' "Le radici della 'ndrangheta" scritto con Mario Andrigo (Casa editrice Nutrimenti).
Ecco Lele è un omone dal cuore decisamente largo, che dentro secondo me ci stanno tante persone. Ha una bellissima famiglia, che mi pregio di aver abbracciato,  e tanti amici simpatici.
E' anche un pochino oco perché è uno che crede che io abbia qualcosa da dire, spesso.
E' una persona spassosa. E soprattutto è uno scrittore che ha creduto fino all'ultima riga in quello che voleva raccontare. Quindi, io questo libro lo voglio e lo vado a comperare.
E in questo caso, copiatemi pure.

domenica 26 giugno 2011

Lombrosiana

Una volta mi han detto che ero lombrosiana perché c'avevo la fissa delle conformazioni craniche degli uomini. Le ammiravo da lontano, se mi andava meglio potevo passarci la mano sopra  di sfuggita o potevo stare ad analizzarle con calma, se mi andava di lusso. Ce l'ho ancora un pochino la fissa delle conformazioni craniche; ce ne sono alcune che mi mandano in visibilio, direi che non ne capisco i motivi scientifici ma se al tatto sento che è come dico io, non una palla esatta tonda tonda e manco una testa di cono allungata, direi una mezza via, elegante, con all'altezza del cervelletto una lieve protuberanza, lieve lieve, dico, che mi fa dire, ecco quello, il cervelletto sta proprio lì, ecco sono contenta. Il fatto è che secondo me quelli che hanno le teste con le conformazioni craniche così non possono affatto essere stronzi.
Se mi capita tocco ancora. Cerco di farlo senza farmi notare oppure approfitto del giochino divertente del "senti che ho i capelli corti corti", e allora ci passo la mano. A volte mi limito ad osservare da lontano e mi tengo per me la curiosità di accarezzare le nuche e sentire se il cervelletto si fa notare o meno. Ecco, direi che c'era un periodo, quando mi hanno detto che ero lombrosiana, che dicevo queste cose facendomene vanto e invece adesso non è più così. A parte il fatto che Lombroso,  si sappia, mica sempre ci ha azzeccato e anche se lui ha inventato la fisiognomica non è affatto vero che uno brutto o strano o deforme è criminale, anzi, spesso quello, il criminale, ha la faccia da pane comune all'olio, per intenderci.
E poi non è che si può andare in giro a passare per maniacali toccatrici di cervelletti. E bisogna dirlo, qualche esemplare che pareva perfetto, poi si è rivelato stronzo, per la regola di cui appena sopra del pane comune. E per la regola, secondo cui, quello che penso io mica sempre è vero.
Però a me quella fissa è rimasta, come molte altre. Quella dell'ombelico per esempio, che però non vi dico perché non siamo amici così tanto da dirla così, che ci sono cose personali, forse misteri, che a qualcuno va bene di dire e ad altri no. E' il passaggio dalla conoscenza all'amicizia all'intimità. Lo sapete meglio di me...
Poi in realtà di fisse ne ho così tante, come quelle del dire grazie ad ogni bacio e scusa quando mi sento di troppo e a volte mi scappa proprio di dirlo, che io odio se arreco disturbo, e insomma potrei andare avanti ore. Ma avevo bisogno di scrivere cose leggere e forse senza senso,  come il fatto che ho la passione di alcune conformazioni craniche e che per quello volevo studiare anche da criminologa, ( non cercateci un nesso diretto, no), era proprio che c'avevo la necessità di togliere zavorra e allora siamo arrivati qui. Punto

venerdì 24 giugno 2011

Forte Marghera

(foto presa dal sito http://www.fortemarghera.org/)


Per chi non conosce Mestre e pensa solo che sia il posto più brutto messo accanto al posto più bello (Venezia) ecco consiglio, dopo esser sceso dal treno alla desolante stazione ferroviaria o dopo aver parcheggiato l'auto dopo l'esperienza del passante, di fare un giretto oltre che al parco di San Giuliano anche al forte Marghera, uno dei tanti forti militari ottocenteschi che circondano la città di terraferma.
Così si accorge che dal brutto qualcosa di bello sta saltando fuori.
Spazi che il Comune ha acquisito dal Demanio militare e che sono stati in questi anni preservati dal lavoro di tantissimi volontari e appassionati. Forte Marghera è probabilmente il più bello, con la sua forma a stella. Ed è bello perché è un posto vivo. Alla faccia di quelli che pensano è solo passato, mezzo morto, con i capannoni malandati e tanti lavori di restauro da fare, che costano milioni e milioni di euro e allora tanto vale affidarlo ai privati che loro sapranno valorizzarlo in tempi di bilanci comunali all'osso.
Per carità io non ho nulla assolutamente contro l'imprenditoria e la sua capacità innovativa. Però ho passeggiato nei viali del forte e mi sono convinta che questo non è uno spazio a sé rispetto alla città in cui io sono nata e vivo. E' un pezzo di città, nella città, e lo si capisce quando, per scommessa, si è deciso di tenere aperti i cancelli fino a notte. E visto che è un pezzo di città, una specie di quartiere in più che possiamo annettere, ecco, io vorrei che fosse la politica e non l'imprenditoria a decidere e guidare questa definitiva annessione. Sarebbe un bel modo anche di festeggiare i 150 anni dall'Unità d'Italia, non trovate? Da forte Marghera partirono i ribelli contro l'invasore austriaco, da qui può decollare quella ribellione al brutto che i mestrini hanno imparato a conoscere fin troppo bene. E non parlo solo di Urbanistica ma soprattutto di ambiente.
E allora, cara mia politica cittadina, se serve trova tutti gli sponsor  che vuoi ma non cedere al miraggio di una cessione di questi spazi, anche se è costosissimo dire di no e pare più veloce la finanza di progetto. 
Me ne sono convinta, dicevo, passeggiando dentro il forte, ieri sera, con il caldo e le zanzare.  
  Vivi sono gli alberi, che a passeggiarci in mezzo di sera fanno quasi impressione.
 Vivi sono i prati dove passeggiare a piedi nudi e se lo fai di sera ti viene da sussurrare, per rispetto verso le cicale che si chiamano, gli uccelli che cantano e i gatti che vanno in missione.
Vivissimi sono i ragazzi che qui arrivano per passare qualche ora con gli amici, mangiare, ridere, suonare e anche proporre attività culturali e artistiche.
Viva è pure la gente che viene la sera a mangiare ad un prezzo più che equo o magari  passa a bere lo spritz perché si sa che se vai al forte qualcuno che conosci lo trovi di sicuro. Proprio come in piazza. 

  

giovedì 23 giugno 2011

Mattina




Io in mattine come queste che mi guardo e non mi trovo il dritto e vedo solo un grande scarabocchio ascolto questa canzone. Sarà l'effetto mimico degli schiaffi :D

martedì 21 giugno 2011

Di getto

Io mica son fatta per vivere senza sorrisi, baci, carezze, strette di mano, risate. Io non sono fatta per sentirmi pressata come la carne in scatola, costretta a non fare, creare, dire, anche sbagliare. Non sono fatta per fingere e manco per nascondere ilarità e incazzature. Non sono fatta, ecco.

domenica 19 giugno 2011

La mistrica

Quando hai a che fare con il prossimo tuo, sia uomo, donna, animale o minerale, prima di agire e invadere il suo spazio vitale con la tua presenza, accertati di non fare mai l'effetto del gatto attaccato ai maroni.
Fatti la domanda, datti la risposta. E se è giusta, lascia perdere

mercoledì 15 giugno 2011

Dell'utilità del kimono di due taglie più grandi

Alzi la mano chi non è inciampato in un desiderio univoco...Ecco, vi vedo, siete tanti. Desiderare è una azione fondamentale, ci toglie di dosso tutte le sovrastrutture sceme delle nostre personali armature e ci proietta a correre, epitelio al vento, verso l'ignoto. Non mi soffermo sul tipo di campo, ciascuno ha il suo. Va così, non possiamo farne a meno, è una spinta che si propaga tra pancia e cervello, una specie di stato di bisogno. Abbiamo la necessità di esaudirlo, quel desiderio.
Per cosa? Per sentirci meglio, credo. Per concedere a qualcun altro, non a noi soli, per un pochino almeno, il compito di contribuire a farci stare bene.
Perché siamo unici e cerchiamo sempre qualcuno o qualcosa che riempia i vuoti di cui siamo fatti.

Premi il pause: i vuoti, a volte sono così pesanti e invece, in teoria, il vuoto dovrebbe essere leggero e spesso vorremmo farlo, ma non alleggeriamo niente. Non so come mai, ci penso e non la trovo una risposta così su due piedi. E quindi torno al discorso di partenza. (togli il pause)

Ah mentre scrivo ballo il tip tap con Arturo sul mio umore, e noi due, anche se litighiamo  alla fine ci capiamo, che siamo della stessa stoffa, noi. Solo che ad Arturo il kimono non serve, lui non se ne cura mentre a me, quando capita che inciampo in un desiderio univoco e mi fermo dopo la corsa nel campo, tutta sudata, e mi accorgo che sono sola, e nuda ( perché quando desideri ti mostri e quando ti mostri ti spogli di tutte le armature e resti come  sei), e resto magari con la penna in mano dopo aver desiderato di scrivere su una schiena il romanzo più dolce che potevo pensare di scrivere, beh, allora il kimono serve, per coprirsi. E se è di due taglie in più, causa errato acquisto, tanto meglio.
Serve quello, stoffa lieve, cotone che accarezza. Che l'armatura pesa troppo e i desideri sono ancora lì, che galleggiano tra pancia e cervello e secca vederli costretti. E succede che li guardi galleggiare ed ecco, ti accorgi, che loro sono più leggeri di tanti vuoti. E li trovi belli anche se solitari.
Nell'esser pieni di desiderio, con quei vuoti coperti dalla autoproduzione, beh, vi sfido a sentirvi brutti.

domenica 12 giugno 2011

Io parlo da sola

Io, a volte, mi parlo. Insomma faccio quella cosa che per molti è parlare da soli. Io ho la fortuna che parlo a me, che sono forse la persona che meno mi annoia. Io mi arrabbio con me, perché non concedo più il lusso ad altri di farmi il classico pelo e contropelo, magari a gratis, solo per il piacere di mostrarsi superiori. Non lo concedo perché prima ci ho pensato io, a farlo, senza quel vezzo dell'umiliazione come strumento infimo di elevazione. No, io se mi incazzo con me è con tutto l'affetto dell'interesse.
Io mi coccolo, io mi ascolto.
Io mi lamento con me stessa e quando lo faccio so che non mi sopporto. Ma mi sento parlare e lascio fluire il veleno dell'insoddisfazione, che tanto lo so che sparisce in fretta. Perché lo trovo un motivo, un gesto, un battito di ciglia, un sorriso che mi fa dimenticare tutto.
Io mi incito, io mi piaccio.
Io, quando mi ascolto, scopro cose nuove di me ma soprattutto degli altri, affino i miei gusti e ho persino cominciato ad imparare a pretendere. E ho imparato pure a dire, quello di cui ho bisogno, a volte.
Io mi guardo, io mi sorrido.

mercoledì 1 giugno 2011

In fondo, voglio solo annusarti

Potrebbe essere un bell'inizio di un racconto, questa frase che sono alcuni giorni che mi ronza dentro la testa, perché è l'unica, onesta, spiegazione.
Secondo me c'è un momento incredibile, che ci  prende quando proviamo attrazione. Davanti ad un volto, una stretta di mano, un abbraccio fugace. Ad esser precisi sono solo volti, strette di mano, abbracci. Come tanti ne riceviamo tutti i giorni. Invece, no.
Alcuni sono come una scossa elettrica. Stai lì a ricordarteli e ti dici, da sola: "cavoli, ne vorrei ancora".
Mica lo sai se si ripeteranno, anzi visto che la sfiga, lo sai, ci vede benissimo, c'è un pezzo di cervello che te lo dice che sarà solo un attimo, passeggero e fugace.
E quindi cercare il bis è da idioti.
Ma in quell'attimo c'è anche l'altra parte di cervello che di tutto questo discorso se ne sbatte altamente e mentre te dici che non sta bene, lui è là con le braccia alzate al cielo come il giocatore di basket dopo l'assist perfetto, che si fa la ola da solo e sculetta pure, di soddisfazione e se ne esce con quel: "scusa, ho voglia di annusarti", la verità.
(chi scopre la citazione, è bravo)
Non credo ne servano altre di spiegazioni. Che è un attimo, tutto e niente, assieme.
 E' un grande punto interrogativo che può schiantarsi sulla prima porta a disposizione o sfrecciare in alto come un gabbiano che ha sentito l'odore di salso.
Peccato non si possa usare, quella frase nelle normali conversazioni con chi ci piace.
Pensateci bene: è francamente impensabile prepararsi a pronunciare una frase del genere e aspettarsi un "Wow, eccoti la spalla. Annusa quanto vuoi".
No, piuttosto il destinatario o la destinataria della preziosa richiesta rimarrebbe là, per un attimo interdetta, a chiedersi:"Ma se ho fatto la doccia due ore fa, puzzo?".
L'odore, specie quello dell'umanità, fa paura.
E sono convinta che ci sono donne che preferirebbero un pazzo sconosciuto che si presenta, manco invitato, con l'anello di fidanzamento nel taschino, piuttosto di un tipo che le fissa e le dice " ti va, se ti annuso un pochino?".
E ci sono uomini che sul telefonino comporrebbero subito il numero del 118, richiedendo un T.S.O. immediato di fronte ad una fanciulla che se ne esce con una simile profferta.
Io, se avessi davvero coraggio, lo direi "Posso annusarti per un poco?".
Una frase sola, sintesi ottimale del "ti  voglio scoprire e se ci piacciamo tanto, beh, ti posso far spazio sul lato sinistro del letto".
Poi, comunque, se sei sano, te lo devi anche ribadire che la scoperta prescinde dall'idea che ti sei fatto.
Perché, mettiamocelo in testa, quando ti piace qualcuno non credo sia importante quanto assomiglia all'immagine ideale dell'uomo o della donna perfetti che abbiamo in testa, e che, in quanto perfetti, non esistono, punto, ma piuttosto della loro capacità e curiosità di poter pensare che provare vale la pena.
E proprio, partendo dall'odore, le vedremmo quelle minuscole reazioni, che sono la base della chimica dei sentimenti.

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