Fatacarabina

Fatacarabina

venerdì 31 dicembre 2010

Questo post è senza link ma va ben lo stesso

Finisce un altro anno, quello in cui sono diventata un pochino splendida. Io avevo paura, lo ammetto, che tutto questo splendore in realtà fosse solo un enorme, comunque benefico, auto-pat pat.
E invece aveva ragione chi dello splendidume ha fatto un marchio di fabbrica. C'ha sempre ragione, ecco... Lo ammetto.
Anche io posso dire che lo splendore ora c'è, magari non si vede ma c'è perché sono io a sentirlo.
Finisce un anno di ricrescita, di passioni, di amori, di baci. E di abbracci, che sono stati tanti, perché come ha detto un ingegnere, tra blogger ci si tocca tanto e per mia fortuna, mi capita anche con i non blogger.
Finisce un anno in cui ho fatto un sacco di cose, davvero tante se ci penso. Alcune le sanno solo poche persone ma va bene così.
Finisce un  anno in cui ho ascoltato tanto, ho parlato poco, forse, ma ho agito.
D'istinto, spesso.
E ho tentato di non lasciar ammuffire il cuore in questa cassa toracica ampia.
Non mi è andata bene ma il fatto di aver tentato, giustifica questa sensazione di pienezza che non mi appesantisce lo stomaco.
Insomma, c'ho fame :) E spero di aver tanti banchetti a cui partecipare e facce contente di vedermi e sogni da rincorrere e mani da stringere e perché no, anche delle labbra da baciare.
Ai miei amici di sempre se devo far un augurio,  è quello di star sereni, guardarmi bene negli occhi, così magari imparano a convivere con questa persona che adesso conoscono poco.
Ai miei nuovi amici, dico che magari mi vedranno diversa ma sarà bello camminare assieme.
A quelli che amici invece non si sentono, ricordo che la mia porta è sempre aperta, sia in entrata che in uscita.




mercoledì 29 dicembre 2010

Oroscopi

Volevo ringraziare il signore, scusi non ricordo il nome, che su Radiodue, durante la trasmissione delle "brave ragazze" ha detto che noi leonesse avremo un 2011 fantastico. Saremo bellissime e la gente avrà voglia di baciarci, anche per strada.
Io non ci credo mica agli oroscopi, ma al pensiero di sconosciuti che mi fermano per baciarmi, ho sorriso tantissimo, mentre guidavo. Quindi grazie.

martedì 28 dicembre 2010

Carta

(foto presa da qui http://www.giladorigami.com/PG_Raccoons.html grazie a Ziomau)

Oggi ho voglia di essere tascabile, poter star dentro un taschino, caldo, magari con un dito che mi solletica ogni tanto la testa per sapere se ci sono e se sto bene, là al calduccio. E che non si preoccupa se non parlo o non faccio, perché magari sto solo pensando e va bene così.
Non mi sto manco a chiedere in quale taschino stare, una idea me l'ero fatta, ma io c'ho le idee che talvolta vanno a peripatetiche. E mentre aspetto che tornino dal viale, imparo a piegarmi bene, per ridurmi, non per modificarmi. Che sempre carta si è alla fine.

venerdì 24 dicembre 2010

Pensierosa

Questa festa ha senso, alla fine, solo se stai con le persone a cui vuoi bene e se non ci stai fisicamente, almeno ci sei col pensiero vicino a loro.
Quindi, io stanotte avrò tanti pensieri per la testa.

martedì 21 dicembre 2010

Sassolini

Io vivo in un posto che non è quella bomboniera perfetta che è Venezia ma che è la stessa città, solo in riva alla laguna. E da qui guardo al mondo che mi sta attorno. Si avvicina Natale e da qui, dalla mia finestra fronte tangenziale, lo so che non ho manco l'attenuante di dire che vivo nella perfezione di Venezia, per non accorgermi dei sassolini che mi porto dietro, nelle tasche e nelle scarpe.
Ho un bel lavoro, un buon stipendio, una casa (anche se la sto ancora pagando). Di che mi dovrei preoccupare?
Io guardo dalla finestra e lo so.
Sto diventando intollerante, sono stanca di occhi spenti, di sorrisi finti. Preferisco mi si mandi a fare in culo, piuttosto di circondarmi di finte attenzioni. E' Natale, io sono cattiva.
Lo so che i miei amici del bar a volte non si pagano manco lo stipendio perché a fine mese i conti son stretti; lo so che il mio migliore amico lavora un giorno sì e tre no e lo pagano  con fatture che sono sempre saldate oltre scadenza; lo so che a 45 anni senza un lavoro certo ci si sente un fallito. Lo so che  altri miei amici, felici genitori, han paura di non farcela. Non faccio i conti in tasca a nessuno, ma lo so.
Lo so che a Porto Marghera, ci sono operai che da giorni stanno a 150 metri d'altezza sulle torri del Petrolchimico, perché vogliono salvare la loro fabbrica. O meglio, siamo chiari, loro vogliono un lavoro. Sfornassero pane e non prodotti chimici, sarebbe uguale. A loro serve la certezza di un lavoro. E li capisco perché lavorare non solo nobilita ma garantisce dignità.
E senza lavoro, a 30 come a 45 anni, non hai dignità.
Nel posto dove vivo ci sono signore che vagano per strada, vestite benissimo, e chiedono un euro o una sigaretta ai passanti. Fino ad un anno fa non ce n'era nessuna in strada.
Nel posto dove vivo ci sono immigrati che partecipano alla vita della città, finanziano progetti, entrano nelle delegazioni di quartiere, ma poi a casa si chiedono chi sono loro, adesso. Né carne, né pesce, in una città che il più delle volte fa finta di non vederli.
Continuo a guardare fuori, da questo vetro, che si appanna, e lo sento tutto il freddo di vivere in una
nazione che si è dimenticata in questi anni dell'importanza dell'industria, che significa economia, quindi profitto, e lavoro. Un paese che non tutela il suo principale patrimonio, l'arte e la cultura. Un paese che non investe in ricerca e istruzione. Un paese dove una professione come quella del  politico garantisce dopo poco più di 3 anni una pensione mentre ci sono ragazzi che crescono, ossessionati dal precariato. E ci sono pensionati che passano la paghetta ai figli quarantenni. Un paese dove un lavoro serio come il mio è diventato sinonimo di puttana di corte.
Vivo in un paese dove c'è stata una notte da golpe dittatoriale, che ce ne dovremmo vergognare a vita, di quella notte, in una nazione dove le stragi sono ancora segreti, dove si spaccia per progresso un sole inventato, dove si concede a qualcuno il diritto di dire  che manifestare il dissenso significa essere un potenziale assassino e ci vorrebbe l'arresto preventivo. Ma nelle carceri non c'è posto e se ci sei dentro, capita che ne esci con il cartellino al piede.
Vivo in un paese in cui il potere e la furberia sono stati esaltati a fondamento dei rapporti sociali.
Potrei andar avanti ore e invece mi fermo e guardo la scritta sul vetro appannato.

"Fottetevi".
Io questo Natale sono cattiva.  Lo so che dico cose già dette, ma i sassolini o si tolgono o si fa finta che non ci siano. Io in questo Natale di insoddisfazione dilagante, in cui vedo facce, alienate dalla paura del domani, aggirarsi con carrelli carichi di merce di quart'ordine spacciata per leccornia, i miei sassolini me li tolgo, levo pure i calzini e sto a piedi nudi.

Cattiva.

lunedì 20 dicembre 2010

Piaceri personali

Ultimamente ho imparato che se dico mi piace, non è detto che piaccia.
Anzi, è successo che no, non piace che a me piace.
E ho imparato anche a dire no, questo non mi piace. E non è detto che anche questo piaccia.

venerdì 17 dicembre 2010

E' come star in spiaggia a guardare il mare (post con dedica)

Chiara ho già dedicato tempo fa un racconto qui e il titolo mica l'avevo scelto a caso.
Linfa.
Ecco io penso a Chiara e mi viene in mente una linfa, che scorre, lieve e leggera, e porta nutrimento.
Non è solo perché a casa degli splendidi, notoriamente, la dieta è fatta di pane, amore e baccalà alla vicentina.
La Chiara con il suo sguardo rasserena, accoglie, sa abbracciare.
Ha due figli bellissimi e sereni. Il suo uomo, lo Splendido, è bellissimo e sereno.
Molto, credo, sia merito di questa biondina. Che sa sorridere e abbracciare, che non dice mai una parola di troppo, anzi, se ne tiene tante dentro e non le dice, secondo me.
Starci assieme è come essere in spiaggia a guardar  il mare.

Buon compleanno Chiara :)

mercoledì 15 dicembre 2010

sabato 11 dicembre 2010

Chi? Tu, sì.

Io è da un pezzo oramai che mi diverto e rilasso raccontando storie qui.
E' uno spazio di racconti, non un blog personale. Eppure...eppure capita che qualcuno legge e mi chiede se è autobiografia. Oppure commenta come se parlasse a me, direttamente.
Ecco, volevo solo dire che quando racconti non è sempre che racconti di te. Racconti il più delle volte di altri, anche di semplici gesti sì, che li vedi, te li segni in testa e poi li mimi e ti parte il cervello, e arrivi a raccontare qualcuno che magari fisicamente manco ce lo hai presente, manco esiste. Forse.
Forse c'è. O forse no.
Ecco, volevo solo dire che quando racconto storie, non faccio autobiografia. No.
Il più delle volte, almeno. 
E' tutt'altra faccenda e tutta personale invece il mio finire col voler bene alle donne che immagino.
Anche se non sono proprio me.

Tanto per chiarire.

venerdì 10 dicembre 2010

Mi sposto

Io c'ho sto problema, che quando vado in giro, per lavoro o per i fatti miei, io la gente la ascolto,  anche se non parla a me. Impicciona? Bah, preferisco il termine curiosa, più elegante e creativo. Sì, su questo anche io c'ho le mie punte, non doppie, di snobismo. Io ascolto i discorsi, specie quelli che possono sembrare poco importanti. E allora ieri sera, rientrata a casa, con tante voci nella testa, mi sono messa a pensare se c'era una frase che accomunava tutti. E c'è. "Niente cambia" ha detto un mio amico, il panettiere, il barista all'amica, un tipo al bar un pochino tristo che la moglie lo ha cacciato di casa.
 Ecco "niente cambia" è il segno che siamo un pochino tutti giù, che Natale  è vicino, e mi sa che tanti vogliono dentro al pacco, più che altro, una vera novità, di quelle che ti spostano di sette, dieci metri la prospettiva con cui vedi la vita.
C'è chi lo spera, chi ci pensa ma ne  ha anche paura, perché spostarsi implica il mettere i piedi su terreni non strabattuti. E magari star anche soli, talvolta.
Poi ho visto anche 5R. e lui non mi ha detto che "niente cambia", mi ha sorriso e detto ciao. Ha un sorriso bellissimo, roba che è più bravo di me.
Ci sono cose che non so di lui che se parla io non capisco niente. Mi han detto che è già preoccupato del suo futuro scolastico. Ecco, cosa c'è dentro il mio pacco di Natale. Spostare di sette, dieci metri, la prospettiva con cui 5R. vede la sua vita, che lui lo pensa già che "niente cambia", lo so.

E invece io lo frego.
 :)

lunedì 6 dicembre 2010

la faccia


DSC07850
Inserito originariamente da aperol.spritz
La Syla con la macchina della Sidgi, oltre alla Sidgi, è l'unica capace di farmi foto in cui sembro decente :)

domenica 5 dicembre 2010

Dello star seduti a mangiarsi le unghie

Mi capita, anche se da anni mi dicono che no, non si fa. Non si sta seduti a mangiarsi le unghie, si tengono i piedi a posto e non li si lascia andar dove vogliono, non ci si infila le dita su per il naso. D'accordo ma che c'entra la maleducazione del dito su per il naso, con l'atto tutto nervoso, del mangiarsi le unghie? Niente.
Quindi , siamo a posto. Che poi io non mi mangio le unghie ma le pellicine, che a me non piace mangiarmi l'unghia ma la pellicina attorno sì, e lì ci sfogo un pochino del nervoso che mi viene in giorni apatici come questi, in cui vorrei far tutt'altro che star qui a mangiarmi le unghie, ops, per la precisione le pellicine, e invece c'è attorno a me questa situazione ferma, statica, fastidiosamente bloccata.  Che non succede nulla di inatteso e che se provi ad accendere un fuoco, c'è subito qualcuno dietro pronto a spegnerlo, con una risata beffarda. E io ci giro attorno a questo monolite, ci posso ballare anche il tip-tap, ma non cambia niente. Tutto resta statico e freddo. E io ho paura, che se continuo a ballarci attorno divento fredda anche io e allora mi fermo e mi metto a mangiarmi le pellicine, un pochino per nervoso , e un pochino perché così mi tengo d'occhio la temperatura delle mani, che le voglio calde. Ci siamo capiti?

mercoledì 1 dicembre 2010

Grazie

Sì, sto parlando a te.
Ce lo siamo sempre detti, grazie, non è una parola oscura per noi.
Mi viene da ridirtelo oggi, che pensavo che c'era un tempo che io saltellavo e adesso ogni tanto inciampo, quando cammino.
Mi capita ancora di pensarti, certo.
Non si può cancellare il bello. Anche se sarebbe facile, perché dimenticare anestetizza.
Il fatto è che in questi giorni cupi, che la pioggia pare non finire mai e sembra che il fango sia una entità viva, in continua formazione, e viviamo lontani, ora più che mai, ma con i piedi ben saldi su questa terra che ha perso la speranza e pure la voglia di mandarli affanculo, come ci dicevamo noi, quelli che si credono forti perché hanno i loro cinque minuti di notorietà, e gli basta, fanno i furbi per passar avanti, e gli basta, non sanno commuoversi davanti alla scelta, piccola e definitiva, di chi sa dire basta io adesso me ne vado, e non gli basta il silenzio ma gli serve la polemica che puzza di piscio vecchio,
e potrei andare avanti ore,
ecco, io,
proprio in questi giorni grigi, penso al bello che ci siamo dati e sorrido.
E allora grazie, anche se non ci sei.
Anche se io adesso ogni tanto perdo il passo, e mi pare di cadere, ma lo so che torno a saltellare.
Anche per avermi insegnato che amare significa, talvolta, lasciare che quella porta si chiuda, in silenzio.

Prese di posizione

Tremo al solo pensiero, ma mi sono veramente stancata.
Arrivederci
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