Fatacarabina

Fatacarabina

venerdì 29 ottobre 2010

Il mare di Blanca


di Lia Bianco 



Accade a volte che le giornate comincino con una strana ironia, che si insinua negli sguardi e nelle strade e che accompagnino il con-tatto con le cose e le persone.
Accade a volte che il sole fra gli alberi sia solo per Noi e ci si sente Bene tra gli alberi.
Accade a volte che il profumo dei ricordi si senta con gli Occhi e con le Mani, perchè tutto e tutti intorno indicano la Vita nella sua essenza.
Accade a volte che una coperta buttata sul prato sia più elegante del più elegante dei ristoranti e se ci si ciba o meno poco ha importanza, perchè è l'Anima ad autoalimentarsi di sé e del suo Benessere.
Accade a volte che l'acqua che scorre sia Suono, Musica e ...forse Poesia [e non fa più Paura].
Accade a volte che le voci dei bimbi si mescolino all'acqua, agli alberi, ai lupi blu e i sorrisi si moltiplicano perchè tutto questo è espressione di una Vita che è vera.
E le fantasie che colorano la realtà accompagnano le risate orgogliose degli adulti che di fantasia e di colori hanno bisogno.
Allora tutto ti attraversa...fino all'Anima. Tutta la Luce è Tua!
E l'ironia del mattino si trasforma, gli sguardi si sono arricchiti di quel con-tatto cercato e insinuato.
Accade a volte che un grosso torrente diventi...il mare di Blanca..

martedì 26 ottobre 2010

Il limite e la passione


di Marco Dal Pozzo

Il Limite e' l'imposizione della Materia, la Passione e' invece un fuoco che brucia dentro e che alimenta la Materia di cui siamo fatti. Un po' e' come se la Passione allontanasse il Limite piu' in la'.
Anzi, adesso che ci penso, e' proprio cosi'.
Purche' la si maneggi con cura [la Passione intendo!], la si sappia assecondare con la consapevolezza che quel Limite, piu' in la' di tanto, non e' che ci puo' andare.
Il Limite e', quindi, la Realta' di cui siamo fatti ed in cui viviamo. La Passione, autentica e sentita, ci puo' aiutare a rendere la realta' piu' vera e piu' degna di essere vissuta perche' sa tradursi in emozioni forti, coinvolgenti, nette.
Qualche giorno fa ho visto la Passione. Qualche giorno fa qualcuno mi ha sbattuto in faccia il vero: il Limite esiste! La Passione era in un allievo 50enne [Giorgio] di un corso che ho tenuto; il Limite e' cio' di cui parlava Gherardo Colombo ospite in un Convegno nel mio bel paesello.
Ho conosciuto due personaggi. Anzi no, ho conosciuto due Persone alle quali, stringendo tra i denti una sigaretta, allentata la tensione, ho saputo [viso contro viso] dire grazie.


(se volete scrivere anche voi un post per la fata, scrivete qui: aitimch@gmail.com)

lunedì 25 ottobre 2010

Emozioni



Non la uso spesso quella parola. Neppure al singolare. E già non troppi anni fa, quando non era inflazionata, la impiegavo di rado. Quasi che utilizzarla equivalesse a mostrare il fianco, un lato del proprio intimo e delle proprie debolezze. Un modo di ragionare da medioevo, d'accordo, ma che aveva rispetto per la parola. Se uno la pronunciava, si capiva che stava dicendo qualcosa di importante, da prestarci attenzione. E allora si ascoltava.
Poi i media (in particolare i talent show e le trasmissioni del primo pomeriggio) iniziarono ad abusarne. L'omonima canzone di Lucio Battisti era proposta fino alla nausea. Un vero bombardamento, con conseguente inflazione e perdita di valore. I maligni riuscirono nel loro oscuro intento. Oramai mi basta sentire quelle otto lettere perché l'intero discorso che le contiene cada e perda di valore, salvo eccezioni. E sì, non c'è un sinonimo egualmente efficace. “Sentimenti” è qualcosa di differente, ha altre implicazioni.
Questo però non significa che non provi mai nulla e che non abbia nulla da dire in merito. Farlo bene, parlarne come si dovrebbe, però, non è facile. Né si può sempre essere in vena per farlo. Ma se ci tolgono pure le parole, che ci resta?




domenica 24 ottobre 2010

Prime delusioni

di Raffa 


Quand’ero molto piccola ero convinta che certe persone avessero un duplicato. Non un sosia o un gemello, proprio un doppio, che fossero due. Ne ero particolarmente sicura per un parente e un amico di famiglia, collega di mio padre. Pensavo che per ognuno di loro ce ne fossero in realtà due, solo che non si presentavano mai insieme, sempre uno alla volta, e ogni volta non sapevo chi stessi vedendo dei due. Era come una cosa magica; ancora non conoscevo l’accezione negativa del termine “doppiezza”, ma non c’entrava assolutamente nulla. Mi incuriosiva osservare la persona ogni volta e lasciarmi stuzzicare dal mistero della dualità. Dov’era l’altro in quel momento? Che cosa stava facendo? Perché i doppi non si mostravano mai insieme?
Non ricordo come scoprii che i doppi erano in realtà singoli, ma ricordo che rimasi molto delusa per il fatto che ogni volta avevo sempre visto la stessa persona.

Un’altra cosa di cui ero convinta era che le corriere fossero gentili. Gentili perché quando vedevano una persona per strada, si fermavano e aprivano le porte per farla salire. Oppure se avevano dentro di sé una persona che voleva scendere, si fermavano, aprivano le porte e la facevano scendere. Dovevano essere anche molto intelligenti, perché sapevano sempre aprire le porte al momento giusto. Infatti per strada c’erano tantissime persone, ma mica tutte volevano essere trasportate. Alcune volevano solo camminare, altre attraversare la strada o tornare alla loro auto parcheggiata, eppure le corriere riconoscevano quelle che volevano salire, si fermavano proprio davanti a loro e aprivano le porte. Era il momento che mi piaceva di più, vedere le porte delle corriere aprirsi e chiudersi da sole.
Ricordo che fu mia madre a spiegarmi che non erano le corriere ad aprire le porte, ma il conducente, spostando una leva. E per rendere più chiara la spiegazione usava una mia paletta giocattolo per simulare la leva. Rimasi molto delusa per il fatto che le corriere non solo non erano gentili, ma neanche potevano pensare.

sabato 23 ottobre 2010

Incontri bis

di PDE 





Avrei potuto presentarmi con un bouquet di calle odorose, il sorriso accogliente delle rughe d’espressione, la giacca nell’incavo del gomito, come se venissi a prenderti per portarti a passeggiare nel bosco.
Avrei potuto entrare col passo deciso dell’uomo d’esperienza, e con nonchalance sfiorare la seta sui tuoi fianchi, come se non avessi bisogno di sentire che hai gradito l’intenzionalità della carezza.
Posare distrattamente la cartella marrone sulla sedia dove hai forse dimenticato una sottoveste di raso bianco, e slacciare qualche bottone della camicia fingendo che sia il caldo ad arrossarmi le guance non rasate.
Tutto questo, ed anche di più, avrei potuto, se io non fossi l’esattore delle tasse e tu quella che non mi paga, manco morto… Anche fingere che l’odore di bruciato venga dalla pentola che hai sul fuoco, e non dalla foto di un momento che non succederà.
Ma ora vado… e sono seduto alla mia scrivania, dopo l’ormai consueto passaggio all’ufficio postale. La luce al neon proietta un’ombra fredda sulle carte, il modulo ciclostilato recita “La ringraziamo per aver regolarizzato la sua posizione”. Lo firmo distrattamente ed annoto la cifra sul mio sgualcito quadernino con la sua anonima copertina marrone. E’ già la terza volta, questo mese.
La Vecchina Dai Capelli Blu con l’Alzheimer, Truciolo (il falegname strozzato dagli usurai), e la Donna Con I Ricci.  Etica, Compassione e… e?
Dal quadernino risulta che per questo mese, del mio stipendio, tolte tutte le spese, è rimasto quanto basta per annegare quell’ “e” in un paio di birre irlandesi.
Carmen mi guarda dal bancone, e da dietro il velo di apatia che annacqua i suoi occhi nerissimi, sembra avermi riconosciuto: un fuori posto, come lei del resto, cameriera siciliana in un pub irlandese a Roma. Non sorride, no, due fuori posto si sommano, non si annullano e non si sorridono.
Accarezzo il bordo del boccale, e penso che magari non pagherai nemmeno il prossimo anno… “tanto ci provano una volta, mandano qui uno sfigato e poi lasciano perdere”, avrai detto alle tue amiche. Io spero. Che non pagherai, dico… così magari l’anno prossimo mi lascerai entrare, ed io non mi troverò a bere una Guinness calda in un pub irlandetneo, mimando il gesto di attorcigliare i tuoi ricci con le dita.

(Paolo dice che l'ha ispirato il mio post sull'esattore in Incontri)  

venerdì 22 ottobre 2010

Gli schivi

di Chiaratiz

In questi giorni mi viene da pensare alle persone schive. Sarà perché mi è capitato di incontrarne una o due, e mi è rimasto questo pensiero dentro che ogni tanto si mette in movimento e mi costringe a rimetterlo in circolo.
Le persone schive tra loro si riconoscono ed è per quello che io le riconosco. Una persona schiva che ho incontrato non sapeva che io ero più schiva di lei e si è ritirata come un riccio per paura che le facessi un complimento. Le persone schive non amano i complimenti: non sanno farli e non sanno riceverli. Cioè li amano, come tutti, ma solo da lontano. Magari per iscritto. Magari di sguincio. Magari non in pubblico. Ma i complimenti diretti le persone schive le mettono in un imbarazzo tale che piuttosto meglio pensare di non essere apprezzate per niente. Almeno ci si sente al sicuro. Almeno non bisogna cercare le parole per dire un grazie che spesso non arriva. Le persone schive spesso passano per maleducate.
Gli estroversi le persone schive non le capiscono mica tanto. Certe volte pensano che siano gente che se la tira, che si fa desiderare, che non è capace di stare al mondo.
 Ecco, magari su questo ultimo punto hanno un po' ragione: stare al mondo per le persone schive può essere difficilissimo

Fatelo voi (del resto è un hotel questo)

In questo periodo non ho molta voglia di scrivere, qua dentro, che sono trasparente al punto che se batto sui tasti non c'è la giusta pressione, ma un pochino mi spiace che questo posto resti così sospeso. E allora se avete voglia di scrivere qualcosa voi, qui dentro, mandate alla mia mail: aitimch@gmail.com.
Così è come quando sei nudo, hai freddo e qualcuno ti presta un maglione, no?
Bon, fate voi.

mercoledì 20 ottobre 2010

Punto e a capo

Aver voglia di baciare e  non farlo.
Essere curiosa e non farlo.
Essere diversa.
Aspettare nuovi soli.

(Anche i serial kisser invecchiano)

sabato 16 ottobre 2010

Due belle cose

1) Ci volevo ringraziare qui, che è casa mia, la stupenda La Marra che mi ha spedito una cartolina con la Venere di Botticelli che è un gesto gentile, di quelli che ti riconciliano tutti gli assi e controassi e pure i semicerchi dello stare con gli altri. Le cartoline non le spedisce più nessuno, pensavo. Lei invece lo fa e questa cosina è davvero bella, come lei.

2) Sono alcuni giorni che di sera faccio una cosa, più che altro guardo e osservo e mi preoccupo. Beh ieri sera è andata che a sorpresa la preoccupazione se ne è un pochino andata. Perché non tutto è marcio, nel profondo; semmai ci sono persone che non ce la fanno e sono sempre di più. Non è consolante, certo, ma se era marcio era molto peggio.

venerdì 15 ottobre 2010

Talebana

Oggi ho avuto la riprova che sono una talebana delle parole, me la prendo per come spesso vengono usate. Specie nelle comunicazioni più difficili che ci siano mai state, quelle con il viril sesso.
Mi è capitato, in passato, di passare una serata incredibile con un uomo e quello mi saluta il mattino dopo con un "A presto", che io ho sorriso ma poi sono andata avanti due giorni a chiedermi cosa voleva intendere. Poi ho capito che non voleva intendere quello e mi sono chietata. Qualche mese dopo mi ha mollato.
Più "A presto" di così si muore.

giovedì 14 ottobre 2010

Respirare

Ieri sera a basket, all'allenamento delle Carampane (sì ci chiamiamo così, ehmbé ?) abbiamo prima fatto lo stretching e abbiamo anche respirato, stese a terra, per scaricare la tensione. Poi via a correre, entrate da sinistra e da destra, passa e vai, corsa per tutto il campo a passaggi e infine la treccia, che io non me la ricordavo più ma mi sono divertita un casino che ho ricordato poi al  primo passo e io ridevo. Rido sempre quando gioco a basket.
Poi alla fine ai tiri liberi, erano tutte agitate che tante non si ricordavano più come fare e avevano paura di sbagliare, e mia sorella spiegava il tiro perfetto ma mancava una cosa. E allora l'ho detta io: bisogna respirare prima di tirare. Casso, dopo han fatto tutte canestro. Che roba eh...

martedì 12 ottobre 2010

Ciao Rodolfo

"Loro combattevano, dentro le fabbriche e fuori, per cambiare le cose. Dobbiamo farlo anche noi, adesso".
(Al funerale di un vecchio comunista)

Corsara

Mi sa che a Carnevale quest'anno mi vesto da corsara, che stanotte ho sognato che ero su una bagnarola bellissima con le mutande che svolazzavano appese alle corde ed ero proprio una corsara ma senza cappello che mi impacca i capelli ma con l'occhio nascosto, il destro, da una benda nera e la spada in mano (da piccola volevo sempre fare i duelli, dopo che ho letto i "quattro moschettieri" mi facevo chiamare Athos) e la cosa più figa erano gli stivaloni neri che mi arrivavano all'inguine, con un tacco dieci, beissimo e stavo proprio bene e mi sentivo così sfrontata che era una bellezza esser me. E avevo un cane, pure lui con la benda all'occhio, un Golden Retriver, il cane che sorride.

Poi mi sono svegliata e ho raccolto le lenzuola sparse per la camera, mi sa che ho battagliato un bel po' stanotte e Arturo ha perso.


Ps: qui un nuovo racconto e una comunicazione per il 5 novembre 2010.

domenica 10 ottobre 2010

Verocò

(Con l'essendo non comincio manco morta...)
Quindi, oggi ho ragionato, che stavo sistemando casa (pulizie di fondo d'autunno) , e mi sono accorta che oltre ad essere una compulsiva dello scusa e del grazie, io sono anche una che si preoccupa che gli altri, gli amici, stiano bene con lei  inteso come me medesima, fatacarabina in persona.
Che sto facendo l'elenco dei miei difetti e ne ho abbastanza già e mi spiacerebbe che gli amici ( gli altri va bene uguale ) si sentissero a disagio con una che ha tutti 'sti difetti. Che poi magari ci si affeziona a una che ogni tanto gli scappa il verocò o il sì o no compulsivo. Eccetera. Ecco si sappia.

venerdì 8 ottobre 2010

Pensierini

Il fatto che io mi ostini ad uscire in terrazza con le maniche corte e le infradito, rende perfettamente l'idea di quanto io sia ancora una illusa.

giovedì 7 ottobre 2010

Periodo blu



Inserito originariamente da remedios-fatacarabina
Io so diventare blu. Ma anche rossa. Sul fucsia, ci sto lavorando

(sulla trasparenza leggi qui
Doro)

Fermi tutti

Se c'è una cosa che mi piace, la mattina, al risveglio è bere il caffè lentamente, in silenzio, con la casa luminosa (adesso c'è una luce bellissima) e la porta del terrazzino aperta. La vera goduria è quando arriva il vento. Come adesso che son sul  terrazzino e ho le braghe nere che sventolano come  una vela di nave pronta a salpare e mi abbraccio che il vento mi gira attorno e porta il primo freddino. E i capelli mi fan da cuffia. Io senza vento mi sa che muoio.
La mattina io, sul terrazzo, aspetto il vento giusto.

domenica 3 ottobre 2010

Incontri

Avrei potuto accoglierti sull'uscio di casa, a piedi nudi e con il kimono, la faccia assonnata e un gran sorriso.
Avrei potuto tirarti per la giacchetta per farti entrare e mollar la borsa sulla sedia e portarti in cucina a sentire che odorino arriva dalla pentola della salsa.
Avrei potuto mostrarti come si fa, che prima ti sbottoni la camicia da solo, ma  il resto lo faccio io e te ti rilassi e mi lasci fare, che è un gioco bello.
Avrei potuto lanciare una ultima occhiata alla pentola, che il fuoco certo procede lento.
Avrei potuto ridere con te dell'odore di bruciato, ore dopo, che ci siamo dimenticati di tutto, della pentola sul fuoco, ma non di farci contenti, io e te.

Avrei potuto far tutto questo, e anche di più, se solo tu non fossi l'esattore delle tasse e io quella che non ti paga, manco morto. Piuttosto ti brucio, con tutta la pentola.

Dalla merda nascono i fiori

Di lui, Zaher ho già scritto un anno fa e lo rifaccio adesso, perché da oggi il mio Comune apre al pubblico il bosco a lui dedicato. Zaher era un immigrato clandestino, è morto due anni fa. Soprattutto, era un ragazzino che cercava una occasione per vivere una vita diversa. Ha rischiato. Ha perso.

Ecco, l'iniziativa del mio Comune è molto bella, è una piccola cosa che lascia un segno e merita in questi tempi bui in cui è diventato facilissimo associare il Nordest al peggio. Certo viviamo in mezzo a fior di esempi  negativi, ma ci sono isole, dove arrivi e non ti prendono a calci in culo preventivamente se dici che arrivi da oltre il Po. Come diceva De Andrè? Dalla merda nascono fiori.  Magra consolazione, vero? Certo, ma dopo tanti quotidiani esempi negativi, eccone uno positivo. Piccolo ma che brilla.
Di quelli che ti fan pensare, che rischiando, si può ancora sperare.
Da oggi chi entra in quel parco, che deve crescere certo e ha gli alberi piccoli,  penserà che quest'area verde, non è dedicata ad un fuorilegge ma ad un ragazzino, che cercava la felicità.
Se passate da queste parti, magari, ci andiamo assieme a far quattro passi. Metti che ci venga voglia a tutti di rischiare di essere felici.
Anche questo è Nordest.  

venerdì 1 ottobre 2010

Asocial

Volevo scrivere alcune cose qui, stamattina, poi ho pensato che è meglio se me le tengo per me.
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