Fatacarabina

Fatacarabina

lunedì 28 giugno 2010

Aiuto!!!!

Manca poco più di un mese, e io adesso in questo preciso istante me ne rendo conto, con terrore. Che tra un mese succede. E io non sono pronta, non sono preparata, io punto i piedi. Adesso vado di nascosto all'anagrafe e mi faccio cambiar la data di nascita. Il nome, no, che lo amo perché è da uomo e io son femmina e se lo anagrammi, alla svelta, vien fuori Ti ami, che è quello che cerco di far da una vita, bene. E a volte mi riesce e a volte, no.
Io tra un mese succede 'sta cosa e io so che tra un pochino sarò
 lì a pensare a tutto quello che non sono riuscita a fare e sarà una montagna. Ma io ho paura e ho bisogno di pensare, ora , adesso solo a quello che mi riesce meglio fare. Un tempo avrei detto con certezza amare, non avrei mai detto scrivere. Non lo dico neanche oggi, scrivere, e forse amare ancora non sono capace come vorrei. E allora, resta solo una cosa, che so fare davvero bene: sentire.

Quesiti

Un conoscente che non frequenta la rete sostiene che scrivere per essere letti sull'internet, alla fine è come farsi fare un pompino sulla piazzola dell'autostrada. Na robetta veloce, insomma, senza eccessivo gusto, dice.
E io è da ieri che mi chiedo a quanto li fanno i pompini virtuali, che c'ho il conto stretto e non vorrei trovarmi l'ufficiale giudiziario per la riscossione alla porta...

domenica 27 giugno 2010

Come mi sento

A volte me lo chiedo, come mi sento. Ho imparato a farlo, senza aspettare che siano gli altri a chiedermi, come stai, e poi perché la risposta sarebbe il più delle volte viziata da quel bene, che dice tutto ma sostanzialmente non dice assolutamente niente. Solo con gli amici più cari capita che quel bene sia un modo per dire altro, e loro lo capiscono, e così, anche con me, quando mi chiedo,io, come sto , parto sempre con un bene, per non preoccuparmi troppo e poi qualcosa mi frega e mi tocca dirmelo, davvero, come sto. Ad esempio, in questi giorni io non sono né felice e manco triste, sono a metà. Sono una che cammina sul filo, ancora, sempre, che sembra non abbia niente che la scalfisce e invece c'è tanto che lascia ematomi. E io sono sul filo, a cercar di camminare non dico con la leggiadria dell'ippopotamo di Fantasia, e se cado non so sotto cosa c'è. Se c'è una mano pronta a prendermi, un materasso su cui rimbalzare ridendo o un ammasso di pietre su cui farmi male.

Domenica

Sentirla l'assenza.
Tutta

sabato 26 giugno 2010

Visore notturno

Sono carini i miei nuovi vicini di casa.
Lui mi saluta con entusiasmo che cresce ogni giorno che passa. Lei invece non saluta con convinzione, specie negli ultimi giorni. Sarà timida...
Sono gentili e soprattutto discreti.
La sera, messo a letto il figlio, spengono le luci di casa e si mettono in terrazza, al buio, si tengono la mano, accarezzano il cane, così la smette di mugulare. Si tengono stretti e si raccontano come è andata la giornata di lavoro, si guardano negli occhi e si dicono le cose belle, commentano quel che a loro piace commentare.

Ad esempio, il fatto che io la sera metto gli slip verde militare con il reggiseno nero, spaiato. O, quando fa un pochino più fresco, contano le pieghe del mio kimono.
Porca zozza, o mi vesto per chiudere la terrazza o mi compro un visore notturno per individuarli al buio.

venerdì 25 giugno 2010

Egoisti

"Senza il sapere, senza l'arte, alla fine resta solo l'egoismo"

Un lavoratore della Fenice agli oltre cinquemila lavoratori in piazza a Mestre per lo sciopero generale della Cgil

giovedì 24 giugno 2010

Ciuff

Allora, te sei lì, sistemi i piedi bene che la riga bianca della lunetta, non la devi oltrepassare. Devi stare con i piedi dietro la riga bianca, devi tenere le gambe larghe ma non troppo. Palleggi, poi ti posizioni per il tiro e...respiri. Se non respiri, non puoi fare un buon tiro libero. E' fondamentale la posizione dei piedi, quella della mano, ma senza il respiro, quello profondo e rilassato, stai sicuro che sbagli. Deve essere un respiro senza paura, senza fatica, senza tensione. E' un momento tutto tuo; sei in pantaloncini e sudata, a fissare il canestro e per far centro devi, non puoi non farlo, respirare.
Come per vivere.

mercoledì 23 giugno 2010

Come al liceo

Oggi su friendfeed si parla di Superiori ed esami di maturità. Io andavo al liceo, avevo per compagno di banco uno che ascoltava solo i Cure e i Joy division, e che oggi è l'unico della classe di allora, che frequento. Mi fa, a volte, da editor ed è fantastico il rapporto che abbiamo oggi, da grandi che son rimasti piccoli, dentro.
In Latino lui era più bravo di me, solo che non c'aveva voglia e allora sembravamo capre uguali, solo che io dopo una sequenza di 4 mi tiravo su con una interrogazione volontaria. Mi imparavo tutte le versioni a memoria e mi prendevo l'8 che mi salvava l'anno. Lo sapeva la prof, lo sapevano i miei, lo sapevano tutti. Che ero una capra, in latino, dall'ottima memoria.
Anni dopo mi sono ritrovata a sudare come all'interrogazione volontaria annuale, dentro un tribunale. Avevo fatto causa per ottenere l'assunzione dove lavoravo da anni come co.co.co. capo, fai te, e in una udienza arrivò il nuovo giudice. Io rimasi a bocca aperta quando vidi la mia prof di latino. Era lei, io non ci credevo, tra l'altro quel giorno dovevo esser sentita come teste. Lei fece finta di non riconoscermi e cominciò l'interrogatorio così 
Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra
Galli appellantur. 

Io risi così forte che si girarono tutti.
Resto una capra :)

martedì 22 giugno 2010

Aveva ragione lui


S'i' fosse foco, arderei' il mondo;

s'i' fosse vento, lo tempestarei;

s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;

s'i' fosse Dio, mandereil en profondo;

s'i' fosse papa, serei allor giocondo,

ché tutti ' cristiani embrigarei;

s'i' fosse 'mperator, sa' che farei?

a tutti mozzarei lo capo a tondo.

S'i' fosse morte, andarei da mio padre;

s'i' fosse vita, fuggirei da lui:

similemente faria da mi' madre.

S'i' fosse Cecco com'i' sono e fui,

torrei le donne giovani e leggiadre:

le vecchie e laide lasserei altrui.



Niente

Ieri mi è arrivata una mail di un signore che manco so chi sia che raccontava della presentazione del suo libro in America, credo, visto che ha firmato gli autografi in americano, racconta lui.
Poi sono andata in ufficio e un amico era lì, che mi raccontava che aveva tutta in testa l'idea di un nuovo libro e che aveva anche tre, quattro presentazioni di lavori di altri .
Mi ha detto, alla fine, e tu?
Indovinate che ho risposto?

sabato 19 giugno 2010

Una nuova casa

Le storie hanno da oggi una casa tutta loro E' qui.
Il trasloco è in corso, intanto volevo presentarvi la mia nuova casa.
E' bella, spaziosa, e sa di vento.
Cosa potrei volere di più?

venerdì 18 giugno 2010

E poi dicono che il sesso non è tutto...

"La buona intesa sessuale fa almeno il 70 per cento di una storia d'amore. Se poi ti sposi, devi calcolare almeno un 80 per cento". (saggezze d'amico)

lunedì 14 giugno 2010

Mi ospitano

Questa settimana sono ospite qui Grazia magazine
Spero di divertirmi :)


Esperimenti

Ieri ho fatto un esperimento, son stata tutto il giorno con le cosidette g-string o qualcosa di simile.  Mi son detta che  è estate, che son una ragazza moderna, che devo qualche volta anche osare. E allora mi son detta: provaci.
Più facile a dirsi...Già quando le metti, i fianchi assumono con il laccetto laterale la conformazione di un musetto , osannato insaccato di maiale che si trova dalle mie parti. Devi aver dei fianchi ossuti per portarle bene, io che ho fianchi senza ossa con tutta 'sta carne che mi ritrovo, insomma...
Comode sono comode, d'estate, con il caldo che ti appiccica la pelle ai vestiti.
Ma se fai l'errore di mettere un paio di pantaloncini larghi, che scendono sui fianchi, allora sì che son dolori, che passi tutta la giornata a controllare se spunta il triangolo posteriore e i laccetti dai pantaloni, quando ti siedi o quando ti alzi, quando cammini, o vai al bagno o quando fai un paio di saltelli.
Che io a veder quelle coi triangoli che spuntano dalle braghe mi fa insomma un pochino di fastidio e quindi immaginatevi quando fastidio ho provato ieri per me, che parevo un musetto con il triangolo del controllo qualità sul culo.
Ah, buongiorno :)

venerdì 11 giugno 2010

Metti una sera in via Piave

Ci son volte che per lavoro vado in posti e devo far una toccata e fuga veloce che c'è l'urgenza della pagina da chiudere. E' lavoro.
Ci son volte che vado a vedere situazioni e torno in ufficio con il magone, che avrei voluto restare lì, e godermi la situazione.
Ieri sera son stata in via Piave, che dicono è una zona pericolosa della mia città. La zona  più multietnica della mia città. Io ci sono stata spesso, anche una sera con gli amici, a piedi. Prima lo spritz, poi la cena, poi abbiamo osato oltrepassare il sottopasso della stazione per il bicchiere della staffa. Siamo stati benissimo, nessuno ci ha fatto niente. Ci sono tornata anche ieri sera che il comitato di quartiere con i ragazzi del Comune che si occupano delle zone  disagiata, gli operatori di strada li chiamano, hanno organizzato una cena di quartiere. Se imbocchi via Buccari, e lo puoi  fare solo a piedi, arrivi in piazzetta San Francesco. E lì ieri sera mi pareva di esser a Parigi, mica a Mestre, quel posto dove abbiamo il più alto tasso di tumori polmonari del Nord Italia, tanto per dire.
Son arrivata e mi ha accolto il sorriso di Roberta. Ci conosciamo da una vita direi. Lei operatrice di strada, ha lavorato con me quando ho girato un video, finito chissà dove, sulle "patate bollenti", i ragazzi pieni di problemi che non eran molto diversi da me. Ci siamo baciate e poi mi son girata verso il bancone allestito per raccogliere il cibo portato da quanti volevano partecipare alla cena. Tutto gratis, per una sera.  Si cena tutti assieme in piazzetta sui tavoli della parrocchia, basta portar qualcosa. C'erano le sarde in saor e la zuppa ucraina, la sopressa a fianco dei dolci indiani, una marea di pasta fredda e vovi duri con l'acciughetta e pure la panissa genovese. C'era la Marisa che ha 78 anni e di sera non esce mai e la Safja che arriva dal Bangladesh ed ha una laurea in filosofia e dice che c'è casino qui come a casa sua e infatti è andata a vivere in campagna, non lontano da casa dei miei. C'è Michele, figlio di un bangla, che è italiano. Ha due anni e porta una maglietta con su scritto: 50 % terrone, 50% straniero, 100 % italiano. E una faccina da strucconi. C'è l'ex sindacalista con la insalata russa e il vicesindaco che arriva con l'insalata di riso. Il suo segretario porta il prosecco e il consigliere comunale i vovi duri. C'è la parlamentare che mangia con i vicini di condominio: un bangla, un italiano, tre cinesi, un senegalese. Ci sono gli universitari con le pastine. Quando sto per andarmene, che ho la pagina da chiudere, uno tira fuori la fisarmonica. E a me dispiace dover lasciare quel che vedo.
Che tanti qui, mi chiamano per nome, non per cognome, e questo fa la differenza tra il niente dell'indifferenza e il tutto di esser parte, piccola, di una città e dei suoi problemi, e pure dei suoi momenti di gioia. Del veder la Marisa che è uscita di casa, del veder la Safja che mi racconta che è felice perché canta nel coro multietnico del quartiere, del veder il Giovanni, ex sindacalista cristiano che se la ride, in mezzo ad una marea di 200 facce che non han paura.
Perché spesso la paura è una opinione, non una realtà.

Nothing

Così va

Sentir le farfalle in pancia e dover tirar fuori il retino e catturarle tutte. E mandarle a volare da qualche altra parte, lontano da me.

Info del venerdì

Sta qua,
La carogna , se volete leggerla.
E poi ho giocato con la musica e ho fatto la mia classifica personale. La trovate su  Mbmusic .

lunedì 7 giugno 2010

Di elefanti, cristalli e baci alla luna

Io sono tornata la donna istintiva che ero, salvo poi farmi venire i sensi di colpa per certe uscite che mi escono di bocca, e possono spiazzare. O spiazzarmi. Vorrei solo imparare a scacciar quella sensazione, che ogni tanto mi prende, di esser un elefante a passeggio nella cristalleria all'ultima moda.
Oggi se io sto bene lo dico, se amo lo dico, se provo piacere e felicità, io non faccio che dirlo.
C'è stato un periodo, mica tanto lontano, che io avevo deciso di tener la bocca chiusa e trattenere certe parole, che erano diventate superflue e inutili. Io che avevo sempre pensato che le parole aiutano a cambiare il nostro mondo, avevo deciso di lasciarmi andare a seguir la marea, galleggiavo, faccia in sù, credevo. Muta.
Poi è arrivata una mareggiata e mi son ritrovata a testa in giù, ho trattenuto il respiro finché ho potuto e poi mi son sentita soffocare e ho urlato ma oramai ero senza fiato. Son rimasta a lungo senza fiato.
Ecco, perché io oggi, istintiva e urlatrice come una prociona che bacia la luna, son contenta che son così. Son anche contenta che son donna più di quanto faccia vedere. Son contenta che son ancora vera e non troppo contaminata.
E' un pensiero bello che mi accompagna verso una età che non so cosa mi riserverà. E adesso scusatemi ma ho una cristalleria andata in frantumi da pulire e ho solo una scopa in mano. Con la proboscide da elefante, non si riesce manco ad accenderla l'aspirapolvere.

domenica 6 giugno 2010

Chi non muore, si rivede

Eccomi qua, son tornata.
Mi son fatta prestare il blog e me ne frego, me lo tengo e non pago niente. Del resto l'ho aperto io e se poi son finita spiaccicata con un colpo di carabina alla nuca, che però mi ha colpito solo di striscio, non vuol dire che non son ancora parona a casa mia. Mamma come suona male, di questi tempi dirlo, che si passa per membri di un qualcosa che non esiste, appunto la Padania.
Comunque son qua, manco spolvero, che tanto qua è stato tenuto tutto sommato bene e ci sono le lettere al loro posto e ci son cose da dire e da fare.

Son stata un pochino via, chi ha letto la lettera a Sba, ha capito che mi sono anche divertita con Spider Man negli Usa. La prociona mi ha dato della zoccola, sorrido.
Lui li immobilizzava con la bavetta e io li trasformavo in fiori, gli uomini. Tanto per divertirsi. Le migliori testine da amoo sono diventate splendidi esemplari di Ariocarpus Godzilla.
Alcuni su certi social network meriterebbero il trattamento. E non è detto che d'ora in poi mi impegni in questa opera pia.
Mi ha raccontato la prociona, dopo che ci siamo chiarite, perché era doveroso con una che tenta di farti fuori un minimo di dialogo civile, che su Friendfeed per esempio ci sono giornate in cui si tocca un livello di sboronismo da paura.
Come se il Web fosse solo una grande vetrina per mettersi in mostra e vendersi più o meno bene.
E allora a me è venuta in mente una sola risposta possibile in questi casi: quella che si usa dalle parti mie, che son terre vere, non proiezioni mentali del sole :"smonta dal cazzo e vai a piedi".

Eh

Ah, volevo avvisarvi che è tornata la Fatacarabina. Voleva comperare il blog, ma io resisto e glielo presto solo un pochino.
Ciao

Non è mai la stessa cosa

Domenica pomeriggio, lavoro. Stanchezza sotto pelle; caldo sopra pelle.
Una giornata che me ne andrei a stendere sull'erba, senza scarpe, e a camminar a piedi nudi.
L'ho fatto stamattina in ufficio, da sola. Ho tolto le scarpe e ho camminato sul marmo a piedi nudi. Freddi i piedi, calda la testa.
Una bella sensazione.
Ma non è la stessa cosa, non lo è mai.
Non è la stessa cosa scrivere pagine per lavoro e scrivere tre righe per bisogno.
Non è la stessa cosa pesar ogni virgola per raccontarla bene e lasciar andare la mano sulla tastiera per raccontarla giusta.
Non è la stessa cosa stare ore a sentire i discorsi belli degli amici cari e sentire, dentro la testa, quel richiamo di voce, quel tono giusto che è pace.   
No, non è lo stesso.

venerdì 4 giugno 2010

Perdere la testa

Perdere la testa è come vivere in uno stato di ebbrezza e tensione. Ti arriva una carezza e sei lì che giri, in tondo, e disegni cerchi e non ti fermi perché mentre li disegni pensi a quanto belli sono i cerchi.
Ti arriva un pugno e ti fermi di botto, che hai ancora i cerchi tutti ben disegnati in testa e li vedi che si cancellano, uno a uno, lentamente e non puoi far niente. Se non guardare il vuoto delle carezze non date.
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