Fatacarabina

Fatacarabina

sabato 30 maggio 2009

Dalla Russia con furore

Ebbene sì, per lavoro mi sono ritrovata in questa situazione ieri. E mi han visto, non sono come, in Russia, visto che una amica ha chiamato per chiedere cosa ci facevo vicino a lui.
La risposta? Lavoravo, come sempre




(un grazie a Lorenzo Porcile, per lo scatto allucinato)

Drammi

I ghiaccioli sono finiti e io non ho tempo di andar a ricomprarli e mi servono per pensare...Senza, come faccio?
Me tapina

giovedì 28 maggio 2009

Ho spento la tv

Mi arriva una mail. "Guardalo, potrebbe interessarti" mi dice la Exploradora e io ci vado a vederlo, il documentario Il corpo delle donne.
E ci rifletto, sono tre giorni che ci rifletto.
Sono settimane che non guardo la tv, c'ho la nausea. Vedo il documentario e sono d'accordo. La tv ci offre una immagine della donna che non corrisponde affatto ai bisogni e ai desideri reali delle donne. La questione è seria, i temi in discussione sono tanti, io provo a lasciare qui alcune riflessioni. Non sono una sociologa, una psicologa, io.

Gli attuali canoni di bellezza sembrano imporci il ruolo di stuzzicatrici delle pulsioni sessuali maschili. Come se la bellezza fosse solo l'essere provocanti. E non trovasse posto la bellezza, invece, delle nostre capacità, della nostra intelligenza, del nostro essere persone che contribuiscono con i loro atti e i loro pensieri al miglioramento della società in cui viviamo.
Se sei donna sembra ci siano due sole strade per emergere. Essere bella e sexy oppure essere simile ad un uomo nella scalata alla carriera. Non sembrano esserci altre strade. Non sembra.
Una cosa che ho sempre invidiato agli uomini è la loro capacità di essere sexy, senza necessariamente essere belli. Posso dire che è lo stesso per noi donne? No, siamo noi per prime a criticare i nostri corpi, fino allo sfinimento, se non rispondono ai canoni estetici che la moda, la televisione, lo show biz ci impongono.
Al punto che rischiamo di metter da parte la bellezza del contenuto, solo per ricercare la bellezza del contenitore. L'ho fatto anche io, scrivere questo post non mi assolve.

Ci pialliamo il cervello, nella speranza di piallare fianchi e tette. Ci gonfiamo le labbra e il seno come canotti. Abbiamo crisi fortissime di identità davanti alla nostra cellulite.
Lo stare bene e in salute, con tutto questo, non c'entra assolutamente nulla.
Ho provato magliette in cui neanche a dieci anni ci entravo e mi sono ritrovata a sentirmi inadeguata perché ho un fisico troppo grande per entrarci.
Poi vedo madri di quindicenni che si vestono come sedicenni.
Mia madre quando sono nata io aveva già i capelli bianchi, e aveva 30 anni...
Ecco. Questa rincorsa ad essere sexy a tutti i costi non è solo l'immagine che emerge dalla tv. Non basta, spegnere lo schermo, per cancellarla.
Fuori ci sono donne bellissime, impegnate, intelligenti, che sperimentano. Ma non emergono, cioè non assumono il ruolo di modelli positivi, sono piuttosto delle bellissime mosche bianche. Il problema non è il modello che ci viene imposto, subdolamente, da tv e giornali. Il problema è dentro di noi.
Cosa è bellezza per noi donne? Cosa troviamo sexy ed eccitante, non per i nostri uomini o per la platea dei possibili uomini che vorremmo avere, ma per noi stesse?
Il problema è che i nostri desideri, il più delle volte restano nascosti.
O vengono cancellati.

Dalla bellezza sembra conseguire la nostra capacità o meno, di ambire ad un ruolo di potere.
E se siamo arrivati alle veline che si candidano alle Elezioni Europee, siamo proprio al culmine del problema.
Anna Magnani considerava un valore aggiunto le sue rughe, oggi una come la presidente della Confindustria non batte ciglio, anzi sorride, se la liquidano con un "sembra una velina".
Velina uguale bella, uguale desiderabile uguale scopabile uguale socialmente accettata uguale persona che ha un ruolo uguale donna.
E' questo l'unico modello femminile possibile?
No.
Io continuo a rifletterci su.

Dopo aver visto il documentario è successo che sono capitata qui e l'immagine che ho visto mi ha colpito. Ecco, quella bionda è senza corpo ed è bellissima.
Oggi come oggi, una immagine come questa è potente, almeno io la vedo così, perché mi dice che la bellezza esce fuori solo se lo cancelli, il corpo.

mercoledì 27 maggio 2009

Sindrome piemontese

Allora, ascoltatemi. Mai dire agli amici, i migliori, quelli per la pelle, che hai per le mani un bel libro di poesie. Di quelle che ti scartavetrano l'ego con il sorriso. Che prima ti perculano, e poi tu che hai uno stile e un'anima, vai e prendi il libro e leggi. E loro fan finta di non ascoltarti, che già sanno che a Torino ti sei divertita, e sei tornata con il sorriso delle grandi occasioni . Invece, loro, ti ascoltano. Fan finta di nulla, perché la poesia, dicono, è una palla. Ma intanto ti ascoltano e al momento dei saluti, ti baciano sul collo e ti dicono che ti vogliono bene, e se ne vanno con la copia di
Motosega, perché, dicon loro, non si sa mai che serva.
E tu li saluti, col sorriso, ma quando la porta si chiude, porconi, perchè senza motosega, che casa è!!

martedì 26 maggio 2009

Pensiero deviato

E' un pochino di tempo che ho dei desideri, diciamo, anche materiali. Voglio una moto, nera. Un kimono nuovo, di seta, stavolta , non di cotone. Voglio coronare quel sogno della libreria , che ho sempre dentro il cassetto e che adesso per colpa di Lei e del suo incredibile entusiasmo, dal cassetto è uscito da solo. Voglio che nella banda ci sia la Gigia, per mescere non solo libri, ma pure vinelli e cibi buoni.
Voglio una casa con il giardino e voglio un cane.
Voglio minuti lenti, voglio lavorare di meno. Voglio scrivere di più le mie storie, voglio scriverle bene, voglio esser sempre felice, scrivendo, perché sono altrove mentre lo faccio.

Mamma mia, quanti voglio. Troppi? Non lo so, certo sono tanti.
Da una parte per realizzarli servono soldi, dall'altra talento.

Insomma, sono fottuta. E manco me la godo.

lunedì 25 maggio 2009

Avvertenze per l'uso

A certi uomini dovrebbero dire di girare con il cartello, una cosa del tipo "Attenzione, caduta massi". da quanto son pallosi.
Ma capita anche di trovare esseri incredibili che dovrebbero essere segnalati con un "Attenzione, banchina cedevole per abbracci intriganti in manovra".
Tanto tempo fa ho conosciuto un ragazzo che quando ti bacia, ti proietta a piè pari in uno scenario romanticissimo da film francese. E tu vorresti anche il terzo e quarto tempo. Senza intervallo.
In questi giorni mi è capitato di inciampare in un uomo che quando ti sfiora con le mani, invece, ti trasforma immediatamente nel cavallo goloso a caccia di caramelle. Basta che posi le sue mani calde sulle tue, e sei fregata.Ci ho messo ore a riavermi dalla sensazione fantastica di quel calore vellutato. Sono onesta, l'effetto dura ancora.
Mi è successa una cosa analoga con un ragazzo che abbraccia come un letto a due piazze, e ha la pelle che sa di bucato fresco, come se non fossimo affatto sotto una cappa di afa, ma in Francia, in una giornata di primavera con le finestre che guardano su un campo di lavanda. Son doti, eh, queste. Doti notevoli, che diventano doti grandiose se i portatori non si accorgono del potere che hanno, e usano labbra, braccia o mani come noi comuni mortali, incoscienti dell'effetto che fanno.
Se sapessero di quelle doti, temo , si trasformerebbero in calcoli e trucchi. Non sapendolo, invece, rimangono in un certo qual modo puri.
Dico che dovrebbero girare con il cartello sulla schiena (così loro non lo vedono e non sanno), questi esseri splendidi, solo per metterti in guardia, che se vuoi la carezza, il bacio o l'abbraccio, almeno sai quel che rischi.

"Attenzione, caduta carezze".
Magari un minimo ti prepari, così poi non passi la notte in bianco a pensar come sia possibile aver mani così morbide, che la morbidezza oggi è quasi un'arma letale, specie se non te l'aspetti. Poi, mentre sto qui a scrivere, mi viene da cancellar tutto. No, il cartello, mica va bene. Perché, per esempio ad una come me, piacciono le sorprese.
E scoprire simili doti nascoste, e così tanta morbidezza, beh, è una di quelle sorprese a cui personalmente non vorrei rinunciare anche se poi resto intontita ore a pensare a queste botte di fortuna galattiche, che le vorrei pure io o che semplicemente tiran fuori il lato goloso di me.
No, niente cartelli, niente roba strillata.
Meglio un bugiardino, cucito nel risvolto interno dei pantaloni o, ancora meglio, un codice a barre tatuato sulla nuca.
Avvertenze per l'uso, per dare un nome al sintomo e tranquillizzarsi alla lettura delle controindicazioni.

"Questa carezza produce un aumento del battito cardiaco, salivazione eccessiva, rossore dell'epitelio e in casi documentati, il bisogno di un rum invecchiato".

Ma poi, continuo a pensare mentre scrivo, tutti saprebbero prima da chi andare per cercare emozioni indimenticabili, e allora, cambio di nuovo idea. No, neanche questo va bene.
Perché l'emozione non è cosa da richiesta a comando.
No, alla fine il cartello dovremmo averlo noi, non loro, questi portatori sani di emozioni vanno lasciati liberi di vagare, a nostra insaputa. Quelli da segnalare siamo noi.

"Attenzione, movimentazione di esseri comuni".

domenica 24 maggio 2009

Sunday morning

Domenica mattina, il sole mi sveglia e io gli sorrido. Fuori gli uccellini mi cantano una allegra canzone di buongiorno. La radio trasmette musica classica, ci sta un Mozart, eccome se ci sta. Il caffè è pronto, attorno a me quiete. Un risveglio perfetto,giro per casa così come sono, in mutande, e va bene. Tanto lo faccio sempre, ma oggi è domenica, c'è il sole, ci sono gli uccellini e il caffè.
Poi l'occhio cade sulla gamba...
( Adesso immaginatevi un vecchio giradischi, la puntina che all'improvviso scivola sul vinile...Ve lo ricordate il rumore?)

Cartavetrata, fastidio, rumori eccessivi.

Se domani l'estetista non mi riceve, la trasformazione in Tasmanian sarà completa.
E tutta questa quiete sarà un ricordo.
Buongiorno.

sabato 23 maggio 2009

Pubbari /3 - il bene e il male

A metter le etichette alle persone, bisogna star attenti. Non si può, non si deve giudicare al primo sguardo, all'abito, all'atteggiamento vocale. Non conta neanche la capacità di metter bene assieme le frasi. Ci sono cattivi che si nascondono dietro ad abiti, frasi, atteggiamenti che ti mettono a tuo agio. E ci sono buoni che invece ti appaiono sotto le spoglie di esseri grevi, ruvidi, fastidiosi, negativi anche nel vestire.
Prendi il Gino, un enorme armadio a quattro ante, che ho visto qualche sera fa.
Un omone che solo a guardagli le mani ti mette paura, perché sei là che lo fissi e fai il conto di quante piroette potresti fare su te stesso se il Gino ti tirasse uno schiaffone.
Beh, il Gino l'altra sera era su di giri e si sa che un armadio su di giri diventa una bomba H. E lo guardi mentre gesticola con le manone che vanno a destra e sinistra e ti aspetti che se la prenda con qualcuno da un momento all'altro. Tutti ridono per tenerlo buono, che non si sa mai che volino schiaffi.
E poi entra nel bar Amir con il suo mazzo di rose e il sorriso prestampato da bravo ragazzo bengalese. Con un Gino fai cinque Amir, stai lì a calcolare le proporzioni, mentre il bengalese avanza per vendere le sue rose e proprio da chi si ferma? Dal Gino, che sbuffa, comincia a canzonarlo, lo prende in giro con battute che potrebbero apparire se non razziste ma comunque di disprezzo.
Con un Gino fai 35 mazzi di rose di Amir.
Scende il silenzio attorno, perché Gino prende in giro Amir, lo canzona parlandogli come si parlerebbe ad un bambino che non sa l'italiano. Amir regge lo sguardo, sorride al gigante, lo fissa con le sue rose rosa in mano. Non molla, forte il piccoletto.
Poi Gino mette le mani in tasca...Oddio, tutti pensano quel che penso io.
Che adesso tira fuori la tessera della Lega o peggio un qualche oggetto pericoloso e poi gli molla un ceffone sonoro su quella faccia dal sorriso, beh, diciamolo, anche un pochino tendente all'ebete.
No, Gino tira fuori il portafoglio, prende venti euro e si compra tutte le rose.
Gino sorride, Amir sorride.
"Oi senti, marochin, cossa ti bevi?", dice poi al venditore di rose.
"Vaffanculo, sarai te marochin. Io bengalese. Una birra piccola", risponde Amir.
Ecco, quei due con la cattiveria avevan poco a che fare

venerdì 22 maggio 2009

C'ho le fisse

Io sono una persona che parla con tutti, che non ha difficoltà a confrontarsi con le persone, ma sono anche una che ha le sue fisse. C'ho le fisse.
Per me ci sono valori che pesano. E così faccio davvero fatica a ritenere amici...
- Chi non legge libri
- Chi mangia solo insalata e cibi rigorosamente privi di calorie
- Chi si dimentica sempre di chiedermi come sto
- Quanti non usano manciate di ironia per prendermi in giro
- Gli astemi, di cui non mi fido
- Gli integralisti cattolici, che mi annoiano
- Le donne che odiano gli uomini
- Gli uomini che odiano le donne
- Chi si scandalizza per una indianata a Non t'arrabbiare
- Chi non apprezza una partita a briscola alle due di mattina
E di fondo
- Chi non mi ritiene l'essere più megafantastico e simpatico apparso sul pianeta dopo scimmie e zebù.

giovedì 21 maggio 2009

Lo dico qui

Lo devo dire, prendetela come volete.
Da quando ho deciso di mettere qui i miei racconti, colta dalla sindrome narcisista di non tener chiuso quel cassetto, io arrossisco facilmente. Se mi arriva un complimento arrossisco e penso sempre che l'interlocutore abbia sbagliato persona e parli in realtà di qualcun altro.
Ecco, l'altra sera, oltre che arrossire, ho avuto problemi di respirazione perché la birra mi è andata di traverso, quando un amico che non vedevo da settimane è entrato nel bar degli amici, i pubbari, e quando mi sono girata per baciarlo mi ha guardato fisso e mi ha chiesto come faccio a scrivere certe cose e che aveva letto tutto, proprio tutto. Io sono diventata un gamberone sbollentato. E la birra mi è andata di traverso.
Secondo me, aveva sbagliato persona.

Sulla bilancia

Stanotte ho sognato che comunicavo con il mondo attraverso dei post-it. Poche righe, su foglietti gialli e rosa, lasciati sui comodini al mattino delle persone a cui voglio bene. Frasi strane, quasi delle parole al vento.
Le scrivevo dopo esser salita su una bilancia che non calcolava il peso del mio corpo ma quello della mia anima. Una bilancia che non funzionava misurando i chili, ma abbracci e sorrisi.
E dopo ogni pesata andavo a lasciare un foglietto alla prima persona che mi appariva nei pensieri.

Per il resto, silenzio.

C'erano alcune frasi nei biglietti, che mi sono rimaste stampate in testa. Ma non le scrivo.

mercoledì 20 maggio 2009

Burro e cianuro

Da piccola mangiavo le mandorle dentro alle pesche, ne ho mangiati chili. Mia madre un giorno mi disse che non dovevo mangiarle perché quell'amaro che sentivo in bocca, fortissimo, erano piccolissime tracce di cianuro e quindi potevo avvelenarmi. Forse era una storia di fantasia, come quella che dice che se mangi i semini delle mele poi ti cresce l'albero in pancia...Ecco, per dirvi come sono io, di mandorle di pesche ne ho mangiate a chili, di nascosto.
E mi vantavo pure di essere una 007 in gonnella, perché con tutte le tracce di cianuro ingoiate, se provavano ad avvelenarmi, restavo viva e con il sorriso. E probabilmente anche di alberi di mele in pancia, ne ho due. Eh, sono soddisfazioni...

Il fatto è che se mi dicono di non fare una cosa, finisce che quella cosa io la faccio. Specie, se è la classica cosa che non si deve fare perché non sta bene. Il mio problema sono le tentazioni. Non resisto, praticamente, mai.

Ce n'è una da settimane in cui sarebbe fin troppo facile per me ricadere. Solo che stavolta resisto benissimo. Mi stupisco quasi, ripensandoci. Ma son contenta di resistere.
Perché c'è quell'abbraccio pronto, che lo sento che è lì, disponibile, basta solo che io dica: ok, abbracciami.
E invece un ok da parte mia non arriva. Anzi, succede che io sento questa cosa, e tolgo le scarpe e comincio a correre nella direzione opposta, aumentando la velocità per sparire, il più facilmente possibile.
L'odore di quella pelle da abbracciare sa di pane e burro, quello che mangiavo da piccola. Ma son diventata intollerante ai latticini e quindi al burro e sul pane ci metto altro, e quell'odore oggi è relegato dentro la scatola dei ricordi.
Un uomo che sa di burro è un veleno, per me. E anche 007 sa perfettamente quando è il momento di togliersi le scarpe e cominciare a correre.

martedì 19 maggio 2009

Serietà

Se c'è una frase ricorrente nei miei rapporti familiari, è il "metti la testa a posto". E io ho passato decenni, quasi quattro, a chiedermi che voleva dire. Cioè, la testa ce lo sempre avuta al suo posto, non ho mai girato scervellata, con la scatola cranica vuota; non ho mai girato con la selva di capelli sotto il braccio e manco scollata, che quello sta bene solo sulle magliette e non quando si parla di cervello. E allora, dopo aver resistito stoicamente per quasi 40 anni, oggi all'ennesima richiesta mi son detta: provo. Provo per 24 ore a vivere con la testa a posto, ad esser seria come dicono loro, che poi c'è anche 'sta cosa del seria che io non capisco. Perché sul lavoro, nel tempo libero, qui in rete e fuori, io sono serissima.
Nel senso che credo fermamente in quello che faccio, anche se è di natura cazzara, lo ammetto, per lo più.
Provo per 24 ore ad essere seria e con la testa a posto. Ma se non mi piace, se non ci sto bene, se mi sento la testa stretta, poi non ci saranno più scuse e recriminazioni per venirmi a rompere, eh?

lunedì 18 maggio 2009

La storia insegna

Io ho un amico che comincia sempre i discorsi con "Essendo che" e finisce sempre con "la storia, vedi, insegna". Non c'entra niente con quel che sto per dirvi, ma ci stava bene, insomma mi è uscito così.
Allora, essendo che sono una donna moderna, che ha ascoltato decine di volte "Cara, ti amo", io compro sempre i preservativi. In farmacia, perché comperarli al supermercato, alle due e mezza del pomeriggio, quando alla cassa la commessa li passa e poi ti fissa con l'occhio furbo e poi noti che l'occhio furbo passa diritto al nonno dietro di te, in attesa del suo turno, beh insomma, non che mi imbarazza ma mi pare che il mondo si faccia gli affari miei mentre io non mi faccio i suoi.
Li compro, perché sono una moderna, io, ma alla fine la scatola che ho da sei mesi dentro il comodino, è intonsa.
Perché quella scatola, se la apro io , stai sicuro che succede qualcosa.
Una telefonata di lavoro improvvisa, una sfiga inattesa, la nonna che chiama perché si sente sola...insomma non si arriva neanche a pensare di tirarne fuori uno, che ti ritrovi a contar le pecorelle senza il pastore.
Funziona invece se li ha il lui, funziona se me li regalano e funziona così bene che la mattina ti svegli che hai la pelle tonica di un bambino di sei mesi. E son soddisfazioni, perché la pelle tonica è un must della donna moderna.

Io non ho mai capito bene come funziona la fortuna, che mi dicono che è cieca, e va dove vuole lei, sempre. Che se sei una donna moderna e ti preservi da sola, manco te la spassi un pochino. E se invece aspetti il regalo o che sia il lui a preservarti, ti va da ohmygod. Non l'ho capito, ma se è vero che la storia, vedi, insegna sempre qualcosa, ho questa scatola da 12 da regalare. Per pelli moderne e toniche.

Io, razzista

La scorsa notte si è sfiorata la rissa.
Tralascio gli antefatti che mi han portato alle 2 di notte a sorseggiare una tipopils in uno dei migliori bar di una delle peggiori zone della mia città ( e non vivo a Caracas), che son antefatti difficili da narrare e che son scivolati come un film di Terry Gilliam tra botoi, asparagi, pinot nero, 903 e tampax e cd dei Pink Floyd, e di me medesima a parlar agli amici stesa a terra come la pelle d'orso...Tralascio tutto e vado al finale.
Tavolo d'angolo con veduta sul bancone. Cagnolino nero, bastardino, piccola taglia. Passeggia tra i tavoli. Stop.
Arriva un ragazzo che spara fuori il cane con una pedata nel posteriore. Il cane è dell'amico che è con lui e che non batte ciglio. Poi il ragazzo lancia lo sguardo verso il nostro tavolo, e si avvicina.
La scusa per avvicinarsi è che - dice - abbiamo facce che gli sono note; in realtà gli ha dato fastidio che l'abbiamo mandato a quel paese ( ma proprio quello, laggiù) per aver tirato la pedata all'innocuo cagnolino. Ma lui ha solo sentito il vaffa, non la motivazione.
Tenta un approccio e poi se ne va. Dandoci dei razzisti.
Lui era convinto lo guardassimo male perché non italiano.
Noi lo guardavamo male perché chi tratta male gli animali, per noi - io e i miei amici - eh, non è una bella persona.
E quel razzisti ci ha lasciato esterrefatti, e la rissa si è disciolta in facce attonite.

A me razzista non l'aveva mai detto nessuno.

domenica 17 maggio 2009

Torino in my mind, (con il 20% di alce in più)

Sarà stato il tema, di questo Litcamp2009, che come inizio, beh, ci stava tutto; sarà stata la splendida cornice del Circolo dei lettori, dove ho scoperto servono ottima birra artigianale o sarà stato che ho fatto il viaggio con madre natura della veneta alcolicità...

Sarà stato che c'era prima di pranzo il mini reading del Verso che sa parlar d'amore mentre ridi come un pazzo e del Potente , che ogni volta che lo leggo mi scartavetra il cervello e che è da ammirare, e basta mi fermo.

(No ancora un attimo: questi due signori dal vivo si può ascoltarli per ore, e io avrei saltato anche il pranzo per godermeli in santa pace sulla seggiola Stark, che in quei momenti mica era scivolosa).


Sarà stato che ci sono stati sorrisi ma anche tanti baci e abbracci, che mi han messo a mio agio, che non sapevo di aver per amico immaginario la mole antonelliana e per Cicerone una splendida signora.

Sarà stato per l'accoglienza e la compagnia esaltante di Pietro, di Gaspar, de la Rejna, di Daniela, di anecoico, di Andrea.
Sarà che alla fine sono arrivati anche lo Zio Bonino e poi la nordestina Elena assieme a Bloggo,
e poi finalmente ho sentito parlare Nori dal vivo.

O sarà stato che ci sono stati interventi interessanti, e ho scoperto cose nuove, ed ora mi interrogo su quel che faccio io nel mio piccolissimo, con ancora più criticità.
Sarà stato che è stato bello salutare persone simpatiche che leggo anche sui SN, come
Suzuki
Sofi
Lafra
e lo Squonk...

Insomma grazie ad un Bravuomo e agli altri organizzatori, io a Torino sono stata benissimo e il mio primo barcamp mi ha riempito di felicità. Perché c'era gente interessata, appassionata, contenta di essere lì. E io sono stata bene. Con il 20% di alce in più.
Davvero.
Ps: E poi a Torino lo spritz lo sanno fare.

venerdì 15 maggio 2009

Fioretto

La mia lista delle cose da fare, quelle importanti, è cortissima.

Lavorare di meno, avere più tempo.



Più tempo, mi serve solo più tempo
:)

giovedì 14 maggio 2009

Baffi

Ti ricordi quando ho pianto disperata perché ti ho visto senza baffi? Tu per me dovevi avere i baffi, sempre. Da quando ho aperto gli occhi a questo mondo tu avevi i baffi, e io li trovavo affascinanti e misteriosi. Ero sempre a guardarli o a toccarli, ricordi? Oggi li porti di nuovo, sono grigi ma mi piacciono ancora.
Parlare non è facile, confidarsi non è da te ma sei tu che mi hai insegnato che si può parlare diversamente, anche accoccolandosi semplicemente sul tuo braccio per addormentarsi su un ramo sicuro, di quelli che non si spezzano.
No, tu non ti spezzi. Tu vai avanti. Tu i tuoi pensieri li ritieni così forti che condividerli non ti serve. Tu non cambi idea, tu non dimentichi di chi sei figlio, non dimentichi quando sei stato da solo. E per questo non mi hai mai lasciato sola, anche se non mi hai mai capito del tutto. E tu, oltre quei baffi, ti incazzi ancora. Fino a qualche anno fa prendevi le bandiere e andavi in piazza. Adesso hai questa rabbia muta che ti bolle dentro e non dici niente.
Ma nei tuoi occhi si legge tutto.

Buon compleanno papà

mercoledì 13 maggio 2009

Para-flu

Mi par di esser tornata ai tempi del liceo.
Sto lavorando decisamente troppo da settimane. E' un compito continuo, e sento che mi manca il tempo materiale per far le cose che mi piacciono e pure per un pochino di sano cazzeggio, che finisco con il praticare la sera, quando però sono troppo stanca e quindi non me lo godo come vorrei.
Beh, pensavo stamattina, svegliandomi, che ci vorrebbero quelle influenzine lievi, da 37,5 gradi corporei, che ti fanno stare a casa ma che non ti fanno stramazzare al suolo come un cavallo goloso dopato da un pacchetto di caramelle.
Una di quelle influenze piccole piccole. Quattro giorni in cui manco pensi a vestirti tanto puoi rilassarti.
In questo maggio strano, molti dei miei amici sono influenzati o lo sono stati di recente.
Io niente, manco una alterazione del termometro; solo un lieve raffreddore di quelli che se ti presenti dal medico a dire che stai male non ti fa la prescrizione per il riposo ma ti spedisce a far un controllino psicologico.
Insomma è come ai tempi del liceo: quando la classe era falcidiata dall'influenza e io ero tra i pochissimi a non saltar mai un giorno di scuola, perché avevo la salute ottima.
E finivo regolarmente massacrata dalle interrogazioni di latino. Un incubo.
Allora provavo di tutto per far alzar la febbre. Dormivo sudata con le finestre spalancate in pieno inverno; fumacchiavo sigari di nascosto, sperando alzassero la temperatura e poi le docce gelate con i capelli bagnati fino al mattino.

Ecco ricordo e sorrido, mentre faccio colazione fumando un sigaro e con i capelli bagnati e gelidi, con le finestre spalancate. :)
Ma tanto lo so che è una tortura che non funziona.
A quelli come me, tocca lavorare.

ps: ovviamente spero che adesso non si scateni, come vuole la legge del contrappasso, uno scorbuto fulminante che mi abbatte come il cavallo goloso di cui sopra. Io parlavo solo di quattro giorni di pace. Niente di più, eh? Quindi visto che la sfiga ci vede benissimo, eviti di volgere lo sguardo su con me. :)

martedì 12 maggio 2009

Being vitelli

Gli avvoltoi li ho visti solo nei documentari ma i loro parenti sudamericani, i condor li conosco bene. Non sono belli a vedersi, ma sono tremendamente affascinanti quando sono in volo. Certo sono saprofagi. Ma come sfruttano le correnti ascensionali in maniera fantastica... non volano semplicemente, loro si fanno portare dall'aria e cavalcano la corrente, come fossero surfisti scatenati. Sono animali affascinanti...Ma sono anche stronzi, diciamolo.
Li ammiravo, un giorno di tre anni fa, nel campo della baia Onelli con le Ande al mio fianco sinistro. Erano puntini nel cielo, solo che ad un certo punto i puntini sono caduti in picchiata libera sopra la mia testa. Puntavano diritti su di me. In apparenza, l'unico essere vivente in mezzo al verde. Diciamo, che non ho pensato ad abbracciarli ma mi sono messa a correre come correrebbe un vitello nella prateria, quando sente che il predatore gli è oramai alle coste. Ancora adesso se ci ripenso, ho il fiatone.
Per la cronaca, mamma condor stava insegnando al pargolo a cacciare e guarda caso, il vitello di turno ero io.

Li mortè.

( questo post di ricordi è dedicato a Sba e al suo commento su Friendfeed)

Carta vetrata

Già il 2008 era servito, ma anche questo 2009 si sta rivelando importante, per smussare i miei angoli.
Non sapevo di averne così tanti, eh, che sembro un ottaedro iperbolico quando ho a che fare con le persone che mi interessano.
Me lo hanno detto e ripetuto e motivato e devo ammetterlo: a volte risulto fastidiosa.
Anche se l'intento non lo è.
Poco importa se hai le migliori intenzioni di questo mondo, se tu ti senti linea e gli altri ti vedono ottaedro iperbolico, tutto angoli. Anche il più sincero entusiasmo può essere letto come un fastidio.
Alla fine c'è poco da fare, ognuno vede quel che sente.
E allora son qua che smusso gli angoli, con una bella carta vetrata 4.

lunedì 11 maggio 2009

Fisici

Non ci sono più i fisici di una volta, quelli che reggevano ore e ore, senza soste, come macchine da guerra.
Prendete i miei amici, trentacinquenni e quarantenni, in libera uscita domenicale su barca per vagare tra le isole della laguna in una assolata domenica. Loro sono andati a spassarsela, io ho dovuto rinunciare perché ieri, domenica, lavoravo e ho smaneggiato tabellini per ore, tanto che alle undici di sera, avevo negli occhi solo numeri.
Ed ero stanca, perché il pisolino alle tre del meriggio a me invece di farmi bene, mi ammazza, quindi...
Beh ieri sera poi li ho raggiunti, io dovevo cenare e loro mi hanno fatto compagnia. Erano distrutti, chi dal sonno, chi dal raffreddore. Non sono manco riusciti ad andar oltre la seconda birra, anche se eravamo nel tempietto dell'autocoscienza ( non spiego per evitare pubblicità).
Mi hanno raccontato la loro giornata spiegandomi quanto si erano divertiti, ma sembravano una spedizione al rientro dall'ascensione al k2.
Io invece ero stanca ma mi sforzavo di essere reattiva e ricettiva, ma alla fine mi sono accorta che non ero stanca quanto loro, questi motori diesel collassati di colpo per una gitarella domenicale.
Insomma, il lavoro stanca meno di una gita.
E' una verità a cui dovrò abituarmi visto che io il lavoro in questo periodo ce l'ho attaccato addosso come una scimmia in astinenza.
E così, sveglissima, dopo una breve seduta di autocoscienza, me ne sono tornata a casa con lo sguardo di chi regge ancora. Tanto ho solo lavorato.

Poi in casa mi sono guardata allo specchio, e lì ho dovuto ammettere che quando sono stanca sembro proprio una persona seria.

domenica 10 maggio 2009

Senape

Oggi con un sole magnifico e un caldo che invitava allo spoglio, ho passeggiato in piazza, al mercato della solidarietà delle associazioni della mia città. E son tornata a casa con acqua di melissa e piantine di liquirizia e santolina, in vendita al banco delle detenute della Giudecca. Ogni anno i volontari dell'associazione arrivano al mercatino con una idea nuova e fanno il pieno di gente.
A me stanno simpatiche assai le ragazze del granello di senape.
Anche per molte detenute oggi è la festa della mamma. Ma i loro figli spesso sono lontani, oltre le sbarre. Se volete trovarle, ecco il sito.

http://senape.provincia.venezia.it

venerdì 8 maggio 2009

Farsi i propri

- Pronto? Sò Mario
- Oi, ciao. Come va?
- Bene, ma tu come stai? Ti sei alzata?
- Beh, sì , sono le dieci . Perché?
- Ho letto su Facebook che te ne stavi a letto altri 5 minuti e oramai sono passati venti minuti e mi sono preoccupato.
- Mario?
- Sì? Dimmi, cara.
-Va in mona.

Un dialogo telefonico di pochi minuti fa.
La tecnologia oramai è entrata anche nella mia vita. E si fa bellamente gli affari miei.

giovedì 7 maggio 2009

Ah, sei tu

-Ciao.
-Ah, sei tu, che ci fai qui?
- Passavo.
- Sì e io ti devo credere, vero?
- Ti dimentichi che siamo amiche da anni. Sei maleducata a salutarmi così.
- Posso dire? Mi sarebbe piaciuto salutarti da lontano, mica rivederti qua ad alitarmi sul collo. Ci ho messo due anni a dimenticarti.
- Cavoli, che accoglienza...E io che mi sono messa anche la maglia verde acido, mi sono preparata i capelli, ho le unghie dipinte. Per festeggiare il ritorno...Che era un pezzo che non mi chiamavi, e così mi sono preoccupata.
- Te non ti preoccupi di niente, mia cara. Te arrivi sempre senza invito e mi sconquassi come fossi una barchetta di carta nel laghetto dei pesci rossi. Solo perché così tu puoi dimostrare che sei più forte di me.
- Beh, quello lo sai. Ti faccio vedere le cose come vanno viste.
-Appunto, e io invece voglio vederle a modo mio. Non perché arrivi tu a farmi trattenere il fiato.
- Scusa, ma tu hai paura. Lo sappiamo. E collezioni figuracce...lasciatelo dire.
- Certo che ho paura, ma preferisco non aver a che fare con te. Tu mi fai trattenere il fiato e nascondermi.
- Se hai paura è perché sai perfettamente che sei una debole. E questo non è bene.
Ti aiuto a infilarti il cappuccio,così puoi battere i denti senza che nessuno ti veda. Che lo sai che battere i denti non è cosa che va bene.
- Non è di moda insomma aver paura?
- No, assolutamente.
- E la questione è che gli altri, la gente, può pensar male di me.
- Ovvio, l'importante è l'impressione. L'immagine che si offre di sé deve essere vincente. Per tranquillizzare. Sorridere, essere vincenti, rasserenare.
Lo sai fare da sola? Noooooo.
- Invece io so fare cose che tu non sapresti mai fare.
- Bella questa, sentiamo...
- Io so abbracciare. Ma non un abbraccio di quelli secchi, cara. Io quando abbraccio, cingo e scaldo. Tu questo lo sai fare?
- Io, ehm, ...non mi ha mai abbracciato nessuno. E si stropicciano i vestiti.
- Beh, per quello io non sono mai stirata. Ma sono una abbracciata.
Anche se ho paura. Come la mettiamo? Anzi, vuoi che proviamo, io e te? Non ci vede nessuno.
- Ehm, non so.
- Dai, ci proviamo. Lasciami fare.Ecco, ti sto abbracciando. Togli quel cappuccio che nascondi dietro la schiena. Via, buttalo via. Non mi serve per abbracciarti.
- Ok, lo butto. E sto ferma.
- Sì e adesso allarga le braccia pure tu. E stringimi.
- Va bene.
- Come ti senti?
- Calda e stropicciata.
- Non sei alla moda, eh!
- Oddio, non raccontarlo a nessuno, per favore.
- Va bene, adesso smetto.
- No, per favore. Restiamo così ancora un attimo.
- Ci prendi gusto, maledetta ?
- No, è che mi sento sola.
- Capita anche a me, non preoccuparti. Poi passa.

mercoledì 6 maggio 2009

Anicette

Mi sono fermata in un negozietto e ho ritrovato, per caso, le anicette. Le caramelline di quando ero bambina. Quadretti di zucchero all'anice. Ce ne sono bianchi, celesti, rosa e verdini. Ne ho un sacchetto pieno e me lo sono messo nella tasca della giacca e ci cammino assieme e quando ho voglia di dolcezza pungente, infilo una mano in tasca e prendo una anicetta. La succhio lentamente che spero non finisca in fretta il sapore dolce e poi verso la fine, quando cominci oltre alla lingua a metter in moto i denti , con piccoli morsetti, arriva il pungente dell'anice. Piccole vibrazioni del palato, che mi piacciono cosi' tanto che per ripeterle faccio il bis. Quando ero bambina e mi dicevano che ero troppo vivace, troppo curiosa, troppo decisa a far di testa mia e mi facevano sentire inadeguata, io mi nascondevo in camera, sotto il lenzuolone con le mie barbie e le mie anicette, e giocavo in un mondo tutto mio, dolce e pungente. Adesso sembra che il tempo, che so che e' passato, eccome, si sia ridotto ai pochi secondi in cui il mio braccio smette di far quel che deve e infila la mano, deciso, nella tasca per frugare nel sacchetto delle anicette, senza scegliere. Non sono sotto il lenzuolo, le bambole non ci sono più ma io vivo ancora nel mio mondo, in mezzo a quadretti zuccherosi e pungenti. I bianchi sono per i momenti in cui ho bisogno di non sentirmi sempre una che non ce la fa. I verdi sono per quando penso di vivere sulla luna, dove gli alieni mi abbracciano. I rosa sono per quando vorrei sentirmi bella da squarciare un petto e i blu sono per quando servirebbe una nuvola per andar lontano dalle mie incapacita' e farmi giocare con i venti, a rincorrere le aquile. Oggi come allora, io e le mie anicette. Io e la mia inadeguatezza. Ecco, gli amici inseparabili.

La nausea ottimista

Io il bicchiere lo vedo sempre mezzo pieno. Sarò una potenziale alcolista, dirà qualcuno, ma l'ottimismo fa sempre capolino nel mio cervello. Anche quando, come in questi giorni, la nausea è forte. Perché ha ragione Caparezza quando urla dal suo palco, che il più grosso male del paese in cui vivo oggi è la sistematica azione di demolizione della cultura. Anche della voglia di costruirsi una cultura.
Vado a letto nauseata, ma poi al risveglio, al mattino, basta un raggio di sole e una bella canzone, e io penso che, cavoli, avrò la nausea, ma la vita è bella. La mia vita è bella. E anche se spesso sono triste, perché vorrei abbracci che magari non arrivano,perché mi aspetto gratificazioni che non sono dietro l'angolo, io lo so, forte e chiaro, che là fuori c'è gente bella, sorrisi entusiasmanti, facce che rassicurano che sembrano fatte di pane appena sfornato, occhi curiosi che metterebbero nei guai le giovani marmotte e cervelli che non si fermano, e anche se non sono immersi a fondo nel mio ecosistema amicale, il solo fatto che ci siano in questo paese persone così, è per me consolante.

E la tristezza, penso, è un velo grigio che ti impedisce di vedere il sole, se stai sempre a rimuginare sui tuoi errori e sulle tue mancanze. E la felicità è , a volte, solo la capacità di scostare il tendone grigio smog e capire che la questione non è accontentarsi ma avere il coraggio, piccolo piccolo ma fondamentale, di vivere. Aggrappati alla sicurezza di poter sempre fare un piccolo, scemo, atto di ribellione e non di sopravvivere attaccati alla zavorra.

lunedì 4 maggio 2009

Di notte nell'orto storto




Ho dormito stanotte, come non dormivo da mesi, col sonno stanco dei bambini, in una casa non mia, in un letto non mio e troppo piccolo, ma col sorriso.
E il ricordo di un plaid che mi ha protetto dall'umidità della sera, dopo una cena davanti al fuoco del caminetto, ed una passeggiata a mezzanotte dentro l'orto storto, per "bagnarlo" con un prosecco e augurargli lunga vita ed una caccia improvvisa, armati di pila, per acchiappare le lumache che ci stanno mangiando tutti i cavoli.
La festa dell'orto storto è riuscita, i bambini si sono divertiti, io ho al solito ballato troppo, ho rimediato il secchio di acqua gelida in testa a metà pomeriggio ( ma mi ero premunita con un cambio di abiti al seguito), Leda la lupa alla fine è risultata l'unica ubriaca del gruppo dei 30. E' avanzata carne e Leda ha il pasto assicurato per una settimana. Cantando Frank Sinatra stavolta non ho perso la voce e comunque c'era un plaid a salvarmi dall'umido della notte. E la melissa cresce che è un piacere, come le patate e le melanzane.
E' andata, adesso sono di nuovo a casa. Cambio d'abiti e via al lavoro. Col sorriso. Ed un dubbio...la lotta contro le "imeghe" quanto andrà avanti?

domenica 3 maggio 2009

Attenti al colpo di scena

Ieri ho cucinato che oggi si fa festa, cielo permettendo.Trenta persone affamate, cinque bambini e un lupacchiotto per festeggiare l'orto storto, è l'inaugurazione ufficiale. C'ho da fare insomma...Mi sto prendendo qualche pausa, nel possibile, perché così penso meglio. Mi sono svegliata oggi con la notizia , sulla bocca di tutti, che lei chiederà il divorzio. Non è l'unica a far questo pensiero in questo preciso momento. Uomini o donne , non faccio differenza. Forse lei lo farà davvero, ha anche i soldi per affrontare tutto in tranquillità. E' diciamolo, anche, il pensiero più normale nella situazione in cui si trova. E forse, se avrà il coraggio di andare fino in fondo, dimostrerà che le donne non sono solo quelle che ho visto in questi giorni sui giornali.
Belle ragazze che in quattro giorni di corso pensano di poterci rappresentare in Europa, che vivono la politica come se fosse solo una candidatura, sancita da una firma dal notaio, o un trampolino verso il successo.
E poi mi piace pensare che il marito di lei oggi si senta alquanto incasinato, lui che può tutto e che soprattutto può sentirsi, non come molti di noi, sempre socialmente accettato, anche se divorziato e forse prossimo ad un nuovo divorzio e con una ragazzina che non è figlia sua ma lo chiama Papi, su cui vabbé tralascio, si è detto troppo.
Ma se un minimo ho capito come funziona, temo ci sarà il colpo di scena.
Perché qualcosa sta pensando il marito, non può certo lasciar andar le cose come devono andare.

Diventerà faccenda alla Stranamore con pubbliche dichiarazioni d'amore, pubblici regali costosi e super atteggiamenti romantici, per tentare la riconquista? Il tutto ovviamente ripreso dalle telecamere? Potrebbe anche andar così, pensateci, trasformare un divorzio in un affare di stato, che ci incolla al video per piangere commossi alle prodezze di lui per evitare la fine di una storia d'amore e riconquistare lei.
Tutti incollati al video, noi italiani che alla fine siamo gran romantici, eh, mentre fuori dalla finestra il nostro paese ce lo stanno geneticamente modificando e noi, o almeno la maggior parte, manco se ne accorge.

Buona visione, io vado in orto

venerdì 1 maggio 2009

Coraggio

Buon 1° maggio, a chi è a Matera al camp e a chi è a casa. A chi va in piazza alle manifestazioni dei sindacati e a chi sarà in Abruzzo, oggi. Buon 1° maggio a chi il lavoro ce l'ha e a chi, purtroppo, l'ha perso e sono tantissimi. A chi con il lavoro si è ferito, e penso anche a chi di lavoro ancora oggi muore e non sarà a festeggiare. Questo non è solo un giorno di festa ma un giorno di impegno. E coraggio.
PS: Sarebbe meglio metterlo tutti i giorni l'impegno. :)
PS2: io sarò al forte di Carpenedo, con 400 persone, a divertirmi e a contribuire all'acquisto di pozzi d'acqua per il Togo.
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