Fatacarabina

Fatacarabina

domenica 21 dicembre 2008

Volevo un libro

Stamani mi sono svegliata sentendomi un organismo monocellulare, solitario, in una casa in cui oggi il silenzio era pesante. Ho acceso la radio, su gtalk non c'erano i soliti saluti mattutini con gli amici. Mi sono concessa il primo caffè dopo una settimana in cui ho carburato solo grazie al thè, mi sono infilata la gonna che non mettevo da mesi e sono uscita a godermi il sole. Meta la libreria, ma non sono riuscita a comperare nulla perché c'era una coda infinita di gente, dalle signore impellicciate ai pensionati, in fila annoiata per pagare libri e cd. La crisi, quella che al governo fingono di non vedere ma che esiste davvero, spinge tanti a regalare libri questo Natale. Io i libri li ho sempre comperati e letti e non potrei vivere senza. Li regalo tutto l'anno, mica solo a Natale e non sono affatto un presente qualunque per me ma un regalo importante, un dono prezioso quanto un gioiello. Mi sono ricordata, mentre guardavo la coda di acquirenti in coda e mi chiedevo quanti in realtà erano lettori e non semplici consumatori all'ultima spiaggia, di una intervista sentita ieri sera per radio. Parlava Max Gazzè, un cantante che stimo, e lui diceva che un libro scritto o letto è una opera d'arte. E che lui i regali li faceva quando si sentiva, mica alle feste comandate. Ho rinviato l'appuntamento in libreria a malincuore e sono andata a passeggiare in strada, con una malinconia che mi saliva dal fondo dello stomaco su fino al cervello, innervosendomi. Ho girato per le bancarelle che vendono quintali di sciarpe, guanti, salami, finti vetri di Murano, spesso con il marchietto made in China, ben nascosto. Cercavo dei regali per i miei amici più cari. Alla fine non ho trovato niente che andasse bene. Ci voleva un libro per trasferire affetto, regalare emozione, consegnare un diverso punto di vista che accresce. Ci voleva un regalo così prezioso per trasferire l'amicizia e anche l'amore che provo per quelle persone che condividono con me un pezzo delle loro vite, mi sopportano, tentano di interpretare il mio cervello non sempre lineare. Oppure un oggetto che non fosse il falso del falso, ma frutto del lavoro di un artigiano, di un ragazzo di un centro per disabili, di un lavoratore del Sud del mondo. Non so se capite, ma ho cercato una traccia di genuinità che non ho trovato e questo ha acuito il mio stato malinconico. Perché mi accorgo di aver bisogno di genuinità e autenticità in tutto, in primis nei rapporti umani, prima che nei regali di Natale. E mi accorgo di non esser più capace di spacciar auguri a quanti non riesco a sopportare, perché rappresentano ideali lontanissimi dai miei.
Sono finita in una serra, a comperare l'ennesima pianta anti-malinconia, con cui condividere il mio piccolo appartamento, che in fondo è la mia cuccia. L' ho messa in auto e l'ho protetta allacciando attorno al vaso la cintura di sicurezza, come fosse una bambina piccola. Non chiedetemi perché lo faccio, è così e basta. La malinconia è rimasta. Volevo un libro e non l'ho comperato, volevo far dei regali e non ho trovato qualcosa che mi esaltasse. Sono finita a svuotare il vaso malinconico in questo post. Non mi interessa se chi lo leggerà, lo troverà inutile alla sua vita. Oltre a leggere, la cosa che amo di più fare è raccontare storie e mica sempre risultano esaltanti e sconvolgenti i racconti che ti escono da dentro. Stavolta è un frammento della mia, di storia.
E sono finita sul divano a leggere il libro della settimana, in attesa che l'orologio scandisca il tempo di andar in ufficio a lavorare.
Raymond Carver in "Niente trucchi da quattro soldi " scrive:
Penso che la letteratura possa renderci consapevoli di certi nostri difetti, di certi aspetti della nostra vita che ci mortificano e che ci hanno mortificato in passato, che possa farci capire cosa ci vuole per essere davvero umani, per essere qualcosa di più di quello che in effetti siamo, qualcosa di meglio. Penso che la letteratura possa farci capire che non stiamo vivendo la nostra vita nella maniera più piena. Ma se la letteratura possa davvero cambiarci la vita, questo non lo so. Sarebbe bello che fosse così. In effetti, può darsi che un racconto o un romanzo sia in grado di cambiarci la vita, di cambiare la nostra vita emotiva, mentre lo leggiamo. Forse se lo facciamo abbastanza spesso alla fine avverrà un processo di osmosi che ci aiuterà ad affrontare quello che ci aspetta.

E per me c'ha ragione.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

a me sembra un post molto bello. di quelli di cui specialmente a natale, festività che vedo esattamente come te, si ha bisogno.
e anche per me carver ha perfettamente ragione.
valentina

Anonimo ha detto...

Valentina mi sta facendo scoprire blog molto belli (grazie al suo o grazie al tumblr). Un suo link mi ha portato a questo post incantevole, e la citazione verrà immediatamente quotata.
Complimenti all'autrice!

fatacarabina ha detto...

grazie troppa grazia

Anonimo ha detto...

arrivo da coutaceiochemipensavo e ti ho scoperta. brava condivido il tuo amore per i libri. auguri

Niki1601 ha detto...

Io sono testarda: se entro in libreria non c'è coda che tenga, né ressa, né folla, mi ci perdo comunque. Tanto i libri che mi chiamano riesco sempre a sentirli.
Un bacio.

Creative Commons License
hotelushuaia is licensed under a Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Non opere derivate 3.0 Unported License.
Based on a work at www.hotelushuaia.blogspot.com. Questo blog non è una testata giornalistica ma uno spazio di libera espressione del pensiero personale